Baarìa
La nuova edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica è aperta quest’anno dal film "Baarìa" del famoso regista Giuseppe Tornatore che torna a parlare della sua Sicilia e in particolare stavolta della sua città natale "Baarìa" (nome siciliano di Bagheria, cittadina della provincia di Palermo). Il film ha subito diviso la critica così come il pubblico per il tipo di struttura narrativa in cui la linea del tempo sembra improvvisamente piegarsi per cui il presente e il futuro si confondono fra loro attraverso la dimensione onirica e fantastica. Ecco che ciò che era presente diviene futuro e il futuro diventa passato, un passato ricco di emozioni, sentimenti, sensazioni e, soprattutto, cambiamenti sociali. Grazie ad un budget piuttosto elevato e alla possibilità di disporre a piacimento di circa 150 minuti il cineasta riesce a dar vita, anima e respiro ad un’epopea italiana in cui mescola immagini di fantasia con quelle di repertorio e autobiografiche che rendono la pellicola suggestiva e realistica. "Baarìa" è come l’enciclopedia della storia della Sicilia e dell’Italia e, quindi, dello stesso autore che riversa nel film tutto l’amore per la sua terra natia, assolata, calda, spazzata dal vento i cui abitanti sono ancora oggi molto legati alla tradizione.
E’ un piccolo mondo fatto di speranze, sogni, disillusioni, ideali, è la vita stessa con la sua bellezza e la sua bruttura rappresentata dal regista con magniloquenza ed arte. Quello che colpisce fin da subito è la tecnica del cineasta che mostra tutta la sua abilità e capacità di colpire lo spettatore e di accompagnarlo attraverso la storia d’Italia usando come punto di riferimento una famiglia di Bagheria. La ricostruzione storica è perfetta nonostante le difficoltà legate al dover rappresentare un periodo così complesso costellato di grandi eventi e cambiamenti. La cittadina di "Baarìa" lentamente si trasforma e cambia così come i suoi abitanti che vivono i grandi eventi della storia italiana. Sono narrate le vicende di tre generazioni di una famiglia di Bagheria: l’occhio indiscreto della telecamera segue la vita di Peppino, interpretato da Francesco Scianna al suo esordio come attore, dalla sua infanzia fino al matrimonio con Mannina (l’esordiente Margareth Madé), e il suo impegno politico oltre che il rapporto con i figli. Attraverso la vita del protagonista il regista cerca di raccontare quasi un secolo di storia italiana dalle due Guerre Mondiali, allo sbarco degli alleati, quindi il Fascismo che lascia il posto al Comunismo, alla Democrazia Cristiana e al Socialismo. Come affermava il filosofo presocratico greco Eraclito (Efesto 535 – 475 a.C.): "Tutto scorre".
E’ questa l’idea motrice del film che racconta e descrive, che cerca di accompagnare lo spettatore a rivivere quel periodo, le emozioni e la vita di quegli uomini e quelle donne. I dialoghi sono essenziali, sintetici e si fondono con le immagini, con una prorompente scenografia, con i suoni e i colori, con la gestualità e con la mimica dei diversi personaggi, è dunque il "non detto" uno degli elementi portanti del film. E’ un film corale che tocca diversi temi ed elementi: dal rapporto con i genitori, la morte, il lavoro, l’amore, la passione politica, la mafia, la corruzione e molto altro ancora perché l’intento di Tornatore è quello di rappresentare la vita così com’è. Singolare e interessante è la scelta del cineasta di affidare il ruolo di protagonisti a Madé e Scianna entrambi alle prime armi ed esordienti nel cinema e di far interpretare ruoli secondari a grandi attori e personaggi televisivi come Salvo Ficarra, Nino Frassica, Leo Gullotta, Monica Bellucci, Raoul Bova, Vincenzo Salemme, Beppe Fiorello, Luigi Lo Cascio, Valentino Picone, Michele Placido. Il ritmo è lento, ma spesso diviene più vivace in base all’alternarsi delle situazioni vissute, il dramma si mescola con l’ironia e con la comicità.

La frase: "Si, i comunisti mi piacciono solo perché sono contro i mafiosi".

Federica Di Bartolo

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© Marta Spedaletti


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