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Molière in bicicletta











Molière in bicicletta è una commedia amara diretta dal regista francese Philippe Le Guay. Racconta di Serge (Fabrice Luchini), ex attore ritiratosi a vita privata in una casetta sull’Ile de Ré, dove vive in completa solitudine. L’arrivo inaspettato di un amico e collega sulla cresta dell’onda, riconosciuto da tutti ad ogni angolo di via, lo sorprende e, inizialmente, sembra infastidirlo. Il collega, Gauthier (Lambert Wilson), è lì per proporgli una pièce teatrale: il misantropo, di Molière. Serge trasecola: non ha alcuna intenzione di tornare alla recitazione; non vuole avere a che fare con gli attori, che considera alla stregua di "ratti, falsi e bugiardi". Il suo ritiro è definitivo e per di più non calpesta un palcoscenico da più tre anni. Eppure, l’iniziale disagio si attenua dopo lo sfogo: "Il misantropo" è una delle opere a cui è maggiormente affezionato, la conosce praticamente a memoria. Chiede dunque all’amico di restare con lui qualche giorno, in modo da poter provare alcuni brani e riservarsi di decidere con calma sulla proposta.
Gauthier accetta di buon grado, ma la convivenza tra i due è resa difficile dall’asprezza del carattere di Serge e dal protagonismo dell’amico. L’ingresso di Francesca, un’italiana tenebrosa e affascinante, sembra restituire a Serge la gioia di vivere e il desiderio di dedicarsi nuovamente al teatro, ma contribuirà anche a complicare le relazioni tra i due amici.

Molière in bicicletta è comico e raffinato, di una comicità impreziosita dalla delicatezza del non detto, dall’espressività delle pause, dalla semplicità dell’ambientazione. La fragilità dell’equilibrio che si crea tra i protagonisti è specchio della loro fragilità interiore e ciò produce nel pubblico una tensione e una aspettativa che il regista è capace di preservare fino alla fine.
Serge è un uomo deluso dalla vita e dalle amicizie, poco avvezzo alla compagnia, apparentemente modesto ma profondamente consapevole delle proprie qualità di attore. Nei giorni trascorsi con Gauthier emerge il suo bisogno di controllo, la sua infantile esigenza di prevaricazione, la sua cattiveria velata di cortesia e buone maniere.
Gauthier è più ingenuo, meno calcolatore, emotivo e paziente: tende a concedere spazio agli altri, ma accumula un’insoddisfazione profonda di cui si libera violentemente, con sfoghi verbali o fisici.
Francesca è forse il personaggio più interessante: anche lei chiusa e sofferente, si apre all’amicizia dei due e riscopre il piacere del sorriso, annegato nei dispiaceri matrimoniali.
I tre personaggi si avvicinano e si allontanano, si attraggono e si respingono, si feriscono e si consolano, bagnati da un umorismo intelligente e consolatorio.

Una curiosità sul titolo, così come raccontata dal regista: mentre lavorava al film "Le donne del sesto piano" e cercava di ottenere il consenso di Fabrice Luchini per interpretare la parte del protagonista, andò un giorno a parlare con lui personalmente proprio sull’Ile de Ré, dove l’attore stava villeggiando. Mentre viaggiava in bicicletta per raggiungere la casa di Fabrice, si perse e così l’attore andò a cercarlo, anche lui in bicicletta. Così si ritrovarono a pedalare lungo gli stagni (scena ricorrente anche nel suo ultimo film). Al regista venne da dire scherzosamente: "sei un vero misantropo, confinato nel tuo rifugio" e Fabrice Luchini iniziò a declamare l’inizio dell’opera di Molière, interpretando perfettamente i due ruoli principali, Alceste e Philinte. Fu allora che il film e il titolo si materializzarono per la prima volta nella mente del regista. Consigliato caldamente, anche perché di commedie intelligenti e raffinate come questa, non ne escono molto di frequente.

La frase:
"E' incredibile: Alceste viene processato e non fa nulla per difendersi. È esattamente quello che è successo a me durante la mia depressione".

a cura di Simone Arseni

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