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La vita possibile

La recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com

di Rosanna Donato19 settembre 2016Voto: 7.5
 

  • Foto dal film La vita possibile
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“La vita possibile” è il nuovo film drammatico di Ivano De Matteo che vede come protagonisti Margherita Buy, Valeria Golino, Bruno Todeschini e il piccolo Andrea Pittorino (Mai Stati Uniti).
Anna e suo figlio Valerio scappano da un uomo che ha demolito l'amore con le sue mani, che ha reso suo figlio un ragazzo chiuso, fragile, pieno di risentimento. Anna sarebbe potuta finire tra le colonne di un giornale, una notizia tra le notizie, il corpo spezzato di una donna che va ad aggiungersi alle centinaia di corpi di donne che ogni anno cadono nelle nostre case, nelle nostre strade. Vittime dell'inganno di sentimenti malati. Ma Anna non sarà lì. La 'vita possibile' esiste, la via d'uscita c'è. Ribellarsi è non solo necessario, ma anche doveroso. La possibilità è quella di trovare una folle e dolce amica che ti aiuta, una casa - anche se piccola - che ti accoglie, un lavoro seppur duro che ti sostiene: un futuro. Magari ancora amore. Anna e Valerio lo sanno, sono convinti di poter tornare a vivere e lo vogliono con tutte le forze.

De Matteo, conosciuto per aver recentemente diretto “I nostri ragazzi” e preso parte a “Romanzo criminale - La serie” e alla pellicola “Tutti contro tutti” di Rolando Ravello, è tornato al cinema con un film profondo e altamente riflessivo, che lascia poco spazio al divertimento, nonostante la figura di Carla. Interpretata dalla Golino, quest’ultima è l’amica che ospita in casa sua madre e figlio ed è una donna particolare in quanto caratterizzata da un modo di fare e parlare alquanto stravagante.
Il regista, che ha sapientemente usato la macchina da presa, utilizzando un connubio di inquadrature che ben si prestano al racconto della storia, è riuscito a rendere emotivamente partecipe il pubblico in sala dall’inizio alla fine. L’andamento è lento, ma il film non risulta mai noioso agli occhi di chi guarda per via della solidità della sceneggiatura, che non lascia nulla al caso ed è ben strutturata con dialoghi che mettono bene a fuoco la condizione dei due protagonisti. Una situazione che, purtroppo, riguarda la vita quotidiana di molte donne, costrette a vivere in un ambiente in cui le uniche certezze è l’amore per i propri figli, che le spinge a resistere senza mai lasciarsi andare, e il bisogno di salvare se stesse e i propri figli da una vita che non lascia spazio alla felicità.

Ma è davvero possibile uscire dal tunnel della violenza per le donne? Non tutte ce la fanno, ma Anna possiede quella forza interiore che potrebbe permetterle di salvare quel poco di dignità che le rimane, anche se la decisione di scappare è stata presa solo per Valerio.
Margherita Buy, aiutata da una colonna sonora perfetta, è riuscita a trasmettere senza alcun cenno di cedimento il dolore, la sofferenza della donna, a coinvolgere il pubblico che non può fare altro che sentire una perenne empatia nei confronti di Anna. L’attrice, capace di dare ad ogni suo personaggio una profondità sconvolgente, è ormai dedita ad interpretare personaggi di grande spessore, in grado di rendere al meglio i temi trattati: qui emergono la violenza sulle donne, il coraggio di cambiare vita, l’amore che va al di là di ogni altra cosa al mondo, le difficoltà nel prendersi cura dei propri figli, ma anche il bisogno di un padre e le difficoltà nel trovare nuovi amici in un ambiente lontano da casa. Infatti, il ragazzo non riesce a fare amicizia con i giovani della sua età e così si avvicina a due figure adulte (una prostituta e un barista), aspetto che ci aiuta a comprendere quanto può essere confusa la mente di un bambino in una situazione instabile e quanto i più piccoli riescano a provare emozioni vere e intense (anche negative) in qualsiasi circostanza.

Avevamo già conosciuto Andrea Pittorino attraverso la televisione e il cinema, ma ne “La vita possibile” ha dato prova di poter diventare un attore a 360 gradi.
Meno convincente è stata invece la Golino, che a volte appariva finta, poco credibile, anche se il ruolo di una donna svampita e sola il cui unico desiderio è quello di diventare un’attrice poteva essere quello giusto per dimostrare ancora una volta il suo talento. Questo non vuol dire che non fosse in parte, ma avrebbe potuto dare di più al pubblico presente in sala.
Infine, una menzione speciale va a Bruno Todeschini, che interpreta un barista con il quale Valerio farà amicizia (che il ragazzo lo veda come un padre? Qui affiora il tema del bisogno di trovare una figura che possa sostituire il ruolo del suo vero genitore) e che potrebbe trovare un posto anche nel cuore della madre.

Il film è consigliato a un pubblico adulto per via dei temi presenti e a tutti coloro che apprezzano il lato riflessivo che spesso accompagna la settima arte.


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