19 Luglio 2006 - Conferenza Stampa
"Slevin - Patto criminale"
Intervista al regista e ai distributori.
di Ilaria Ferri


Presenti in sala il regista Paul McGuigan e Guglielmo Marchetti della Moviemax, che distribuisce la pellicola in Italia. Marchetti introduce l'incontro con il regista dando qualche notizia su come il film sia andato bene in America, dove ha incassato 24 milioni di dollari, e in Inghilterra dove è primo in classifica anche nella vendita dvd. Offre anche alcune anticipazioni sulla campagna pubblicitaria che pare sarà imponente: comprenderà spot televisivi e radiofonici, affissioni e persino un beach tour che permetterà di vedere il film in anteprima nelle maggiori località turistiche già a partire dal 12 agosto. Lascia quindi la parola a McGuigan. Il regista scozzese quasi intimidito dai giornalisti avvolti nella penombra della sala, con bonarie battute campanilistiche e con modestia e sincerità, sempre più rara negli ultimi tempi, ci presenta la sua ultima fatica.

Secondo lei il noir è un modo per raccontare con distacco e ironia la società attuale e la sua perdita di valori?
Paul McGuigan: Nella società moderna ci sono sia i buoni che i cattivi e i confini tra questi modi di essere spesso non sono così netti. Nel mio film i cattivi sono personaggi esagerati volutamente ed è stato molto divertente parlare di loro e dei loro eccessi.

Ultimamente accade sempre più spesso che in film di genere ci siano battute brillanti: da Tarantino in poi i gangster hanno cominciato a filosofeggiare. Quanto contano i dialoghi intelligenti in questo film?
Paul McGuigan: Non è un discorso che riguarda solo il mio film, è un discorso di valutazione dei film in generale, dei dialoghi intelligenti aumentano la validità di un film a prescindere dal genere. Preferisco film con sceneggiature importanti che con effetti speciali troppo invadenti. Forse l'unica pecca del mio film, che può essere però anche la sua forza, è che il modo di parlare dei personaggi è molto omogeneo.

Nel suo film sono disseminate tante citazioni cinematografiche, viene in mente soprattutto "I soliti sospetti", quanto ha pesato questo film durante le riprese?
Paul McGuigan: Devo premettere che non ho scritto io la sceneggiatura, però non trovo che siano film simili. In realtà, fatta eccezione degli ultimi dieci minuti, trovo "I soliti sospetti" un film abbastanza ordinario. Durante le riprese di "Slevin" non abbiamo mai parlato di quel film e anche i rimandi a Tarantino, se ci sono, sono del tutto casuali, le nostre volevano essere più che altro citazioni culturali che cinematografiche. A dire il vero, ultimamente avendo dei figli piccoli non vedo molti film da adulti, quindi le mie fonti di ispirazione sono diminuite! (risate - N.d.R.) Sono convinto che nel cinema sia importante l'autoreferenzialità! Guardando proprio la figura del gangster si può dire che la sua iconologia l'abbia costruita proprio il cinema! Spero comunque che il cinema dia sempre nuovi elementi su cui lavorare e progredire!

Nel suo film i boss sono un ebreo e un uomo di colore, i gangster fanno delle minoranze maggioranze con la forza, è stato divertente essere così irriverenti?
Paul McGuigan: E' stato molto divertente! Abbiamo offeso tutto e tutti, tranne gli scozzesi ovviamente! (risate - N.d.R.) ma il vero problema è che le persone si prendono troppo sul serio, per questo è stato stimolante lavorare e scardinare gli stereotipi.

Ultimamente Bruce Willis ricopre sempre ruoli marginali in film di genere, che stia passando una crisi di mezza età o cerca di allontanarsi dal tipico personaggio dei film d'azione che ha interpretato soprattutto ad inizio carriera?
Paul McGuigan: Dopo aver visto "Gangster n°1" (il suo primo lungometraggio - N.d.R.), Bruce mi chiamò per farmi i complimenti e per parlare di qualche progetto da affrontare insieme nel futuro.Quando ebbi tra le mani questo nuovo film non pensavo di contattarlo perché quella di Mr.Goodkat era una parte troppo piccola per lui, ma Bruce volle partecipare ugualmente perché gli era piaciuta molto la sceneggiatura, pensate che veniva sul set anche quando non aveva scene da girare e quando ci apprestammo a girare la sequenza in cui Ben Kingsley e Morgan Freeman sono legati vicini, venne comunque a vederla dicendo"Questa non la voglio proprio perdere!" Lui accetta di ricoprire anche ruoli marginali quando gli piace una sceneggiatura perché ama molto il cinema di per sé.

E' stato difficile mettere insieme questo cast stellare?
Paul McGuigan: Ci sono due modi per avere un certo tipo di cast: o lo paghi bene, o hai una buona sceneggiatura. In questo caso non è affatto stato difficile e io non ne ho alcun merito, che va tutto alla sceneggiatura. Gli attori bravi vogliono fare bei film e vogliono che il regista abbia una personalità forte e sappia ciò che vuole, altrimenti il rapporto regista/attore non funziona.

Ci parli del suo affascinante protagonista: Josh Hartnett.
Paul McGuigan: Che dire… è sotto l'occhio di tutti… (risate - n.d.r.) ma sarà bello solo per un altro paio d'anni… (risate - N.d.R.). oltre ad essere molto bello è un attore naturale bravissimo, quando cominciavamo a parlare del film è stata una vera e propria boccata d'aria pura e alcuni tratti del carattere del personaggio si basano proprio su di lui.

Lungo il film avete disseminato volutamente tanti indizi, tipo i particolari degli occhi, per collegare Slevin, al ragazzo del racconto di Bruce Willis ?
Paul McGuigan: Gli sguardi hanno avuto una parte importante, volevo che negli sguardi di Slevin e del ragazzo trasparisse la stessa anima. Non eravamo interessati a far capire tutto subito, né abbiamo cercato di sviare l'attenzione dello spettatore, volevamo soprattutto che ci fosse sincerità: Slevin infatti è sempre baldanzoso, anche in momenti molto difficili. Non volevamo tenere nascosto nulla al pubblico puntando su un finale ad effetto, ma mostrare anche tutti gli altri personaggi e mantenere una certa confusione, anche la scenografia ha contribuito a creare una sorta di confusione visiva, quel tanto per dare unità stilistica e non fare un film di sole chiacchiere.

Come è stata realizzata l'inquadratura che dal palazzo del Boss con una elaborata panoramica si passa a quello del Rabbino?
Paul McGuigan: I due edifici mostrati esistono davvero, ma uno dei due è abitato da De Niro, che tenendo molto alla sua privacy non ci ha permesso di girare a casa sua, perciò abbiamo ripreso un solo edificio, ricostruito la facciata dell'altro in studio e rifinito tutto al computer in modo da farli sembrare anche più vicini.

"Slevin" si avvicina molto ad "Appuntamento a Wicker park" (film dello stesso McGuigan del 2003 - N.d.R. ) per alcune tematiche, da un punto di vista registico cosa li avvicina?
Paul McGuigan: Mah… (riflette - N.d.R.) in entrambi c'è una struttura non lineare e l'idea di nascondere e decidere quando rivelare allo spettatore, o l'utilizzo di volti e giustapposizioni per rendere più comprensibile il senso di ciò che accade al pubblico, ma devo dire senza riserve che sono più orgoglioso di "Slevin - Patto Criminale" rispetto agli altri, forse per il sentimento che ha accompagnato le riprese: la voglia di giocare e di divertire ma con un po' di sostanza. E poi bisogna dire che il pubblico mi ha dato grandi soddisfazioni, ha capito esattamente che cosa volevo esprimere, invece la critica in America si è un po' fermata al confronto con Tarantino…

Quali progetti ha per il prossimo futuro? Nei suoi prossimi film ci sarà di nuovo Paul Bettany?
Paul McGuigan: Ci stiamo preparando a girare "Four Knights" che sarà un action movie ambientato nel Medioevo e gireremo in Scozia. Bettany ci sarà sicuramente perché è un mio caro amico e desidero approfittare del suo talento! Ma stiamo ancora facendo il casting quindi non posso dirvi nulla di più!

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