La Samaritana
Almeno Kim Ki-duk ti sorprende, o cerca di sorprenderti, sempre.
La prima sorpresa è che in Corea evidentemente non deve valere il detto "non c'è due senza tre " e dopo "Primavera, Estate…" e "Ferro 3" ( anche se ad onor del vero "La Samaritana", nonostante sia in uscita adesso, lo precede in ordine cronologico artistico ) le nostre aspettative rimangono deluse.
Però non ci deludono le sorprese che si snodano nel meccanismo narrativo.
Partono i titoli e le minorenni Yeo-jin e Jae-young stanno chattando.
In realtà stanno prendendo appuntamento per prostituirsi; o meglio, una si prostituisce e l'altra organizza ed incassa, unite da una complicità tenera e saffica e dal sogno di un viaggio in Europa.
Jae-young, scoperta da un blitz della polizia, ha la bella idea di buttarsi da una finestra ed agonizzare.
Ma anche il padre di Yeo-jin è un poliziotto e quando scopre che la figlia si è sostituita all'amica ed ormai è diventata una "wonjogyojae" con la missione di restituire il denaro ai clienti di Jae-young, comincia a sua volta una missione di punizione e vendetta.
Con la sorpresa aggiunta di iperbolici eccessi d'ira che nella loro tragicità diventano tragicomici e che fanno da preambolo al finale.
In una Seul più occidentale di una città occidentale, fra silenzi e pause degni di Celentano, immagini forti, sangue, riferimenti mistico-religiosi, suddiviso e scandito in tre capitoli da titoli allusivi ( ma ci prova l' autore stesso ad interpretarli: " Vasumitra è il nome di una donna Indiana di un racconto buddista, Samaria indica una società che maledice la decadenza del corpo, Sonata significa che, malgrado tutto, ogni cosa fa parte della nostra banale vita di tutti giorni e nulla cambia ) "La Samaritana" continua il viaggio di Kim Ki-duk nel cuore umano, nei suoi pericoli e nella sua ricerca di una purezza impossibile o di un perdono altrettanto impossibile.
Vuoto morale, cinismo e violenza, sesso e sfruttamento ci arrivano dallo schermo e quasi sempre ci toccano in una pellicola "piovosa" e sospesa, ma non sempre riuscita e qua e là a rischio noia, premiata a Berlino con l'Orso d'Argento.
Ma sempre meglio la poesia irrisolta del buon Kim che i prodotti seriali hollywoodiani. Con la speranza che qualche altro Buon Samaritano oltre a Gregg Araki e al suo "Mysterious Skin" ci salvi dalla noia di questo finale di stagione cinematografico.

La frase:
-"Sei un poliziotto?"
-"Se non lo sei tu non lo sono nemmeno io"

Max Morini

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