Una grande capacità narrativa nella parte finale del film insieme ad alcune idee davvero niuove e belle fanno de La Samaritana un film che non possiamo mancare di annoverare tra le ultime cose belle che il grande cinema ci ha regalato. Il luogo in cui si svolge la narrazione, in riva al fiume, tra pietre e sabbia, l'autovettura nell'acqua, il clima di presagio di morte, il sogno della sepoltura, il candore infantile messo al confronto con una morale ormai sconfinata nella violenza, danno un senso universale e politico all'intera struttura narrativa. Non concordo con chi sostiene che il cinema coreano stia dando sfogo a ciò che è stato per anni represso dalla censura usando schemi e tecniche "sopra le righe", mi pare, invece, che ogni evento sensuale o violento che viene narrato (penso anche al film La moglie dell'avvocato), proprio perchè tragico, rappresenti lo spunto che viene utilizzato per una seria indagine sul comportamento degli uomini in situazioni che li mettono alla prova. Tutto qui. Grazie per aver letto.
Questo film mi ha riportato in Paradiso e non posso che consigliarlo a chi sogna un mondo molto diverso da quello che ci circonda (e che alla fine vince, ovviamente). E' fortemente sconsigliato alle donne, invece, perche'... potrebbero avere una crisi di coscienza o (più probabilmente) un attacco di bile. Il perché di tutto questo, lo lascio scoprire a chi andrà a vedere il film.
ho visto solo Ferro 3 di questo regista, ma ritengo che la Samaritana sia megliore, nonostante molti commenti siano in disaccordo con il mio. L'ho trovato un film magnifico che regala grandi emozioni (e sicuramente il merito è del talento del regista).
Lo consiglio a tutti
Non posso dare più che un 6 a questo film che, lo ammetto, ha deluso le mie aspettative. Apprezzo molto un certo cinema orientale, di cui il buon Ki-Duk si fa portavoce, ma "La samaritana" è un film rotto in più parti (troppe) come le vite delle due protagoniste.
I tempi morti e di riflessione sono necessari, ma in questo capitolo della sua cinematografia sembra che il regista non sapesse bene come concretizzare i silenzi. Alcune frasi di circostanza poi risultavano semplicemente tedianti...
Brava l'interprete principale, un po' troppo sopra le righe l'attore che impersonifica il padre (benchè sia difficile definire una recitazione "sopra le righe" quella di un film occidentale, così diverso dai ritmi e dall'espressività cui si è di solito abituati dalle nostre parti).
Un film che si salva.
Con qualche buona idea, una fotografia appena penetrante e con la riuscita sequenza onirica della ragazza (avvolta da quel blu che manca al cielo di quella Seul).
Diciamo che in termini temporali, tra i vari lavori di Kim Ki-Duk, ho visto "La Samaritana" per ultimo...quindi darò un giudizio che non terrà molto conto della sequenzialità.
Il film si discosta abbastanza da un certo genere statico-riflessivo tipico di questo regista; questa considerazione però non vuole essere una critica, bensì un complimento, perché nonostante una trama più "veloce" e una presenza più massiccia di dialoghi, la pellicola riesce a collocarsi più che bene tra i vari lavori di Ki-DuK.
La trama forse non risulta sconvolgentemente innovativa, però tiene un ritmo e ha delle trovate veramente degne di nota; tanti li spunti di riflessione, dati anche da pochi particolari e molteplici i passaggi poetici espressi anche attraverso dialoghi accattivanti...anche se in perfetto stile "orientale", soprattutto per quanto riguarda l'espressività e le varie reazioni/emozioni, che al nostro occhio possono anche risultare paradossali.
Molto interessante anche il concatenarsi dei capitoli in relazione alle vicende dei diversi personaggi...si potrebbe dire di vedere 3 film in uno.
Durata perfetta che non presenta punti morti.
beh insomma......se non si era capito, il film mi è piaciuto :-D
p.s. chiedo scusa per questa "opinione" un po' over-size!!!