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Novità in alta definizione dal doppio McConaughey a Marco Bellocchio

Spogliarellisti, criminali ed eutanasia


di Francesco Lomuscio18 marzo 201312.48



Novità in alta definizione dal doppio McConaughey a Marco Bellocchio Di sicuro, è stato uno dei film che, maggiormente, hanno fatto sognare le spettatrici nel 2012. A quanto pare ispirato alla vera storia del protagonista Channing Tatum, "Magic Mike" (2012) di Steven Soderbergh approda in blu-ray per Lucky red, accompagnato da tre scene estese, trailer italiano, interviste al cast e un breve backstage.
Ed è proprio Tatum a vestire i (pochi) panni dello spogliarellista del titolo, che prende sotto la sua ala protettrice il diciannovenne Adam alias Alex Pettyfer per iniziarlo al magico, caldo mondo dello striptease maschile; tra donne eccitate ed eccitanti, soldi, divertimento ed esibizione di fisici scolpiti comprendenti, tra gli altri, quello dell'ancora appetibile Matthew McConaughey. Ma solo per condurre a una morale tipicamente hollywoodiana, man mano che fa la sua entrata in scena un'affascinante personaggio femminile del tutto diverso dalle scatenate ragazze interessate all'osservazione ed allo strofinamento di addominali e bicipiti sudati.
Tutt'altro che caratterizzato da una morale hollywoodiana, invece, è "Killer Joe" (2011) di William Friedkin, mix di noir e black comedy che, tratto da un testo teatrale di Tracy Letts e lanciato in alta definizione da CGHV con due trailer e interviste ai cinque protagonisti quali extra, vede il già citato McConaughey nei panni di Joe Cooper: un poliziotto killer ingaggiato dallo spacciatore ventiduenne Chris, con il volto di Emile Hirsch, il quale, dopo aver scoperto che la madre gli ha rubato una scorta di droga, si trova a dover rimediare seimila dollari e decide di farla uccidere per riscuoterne l'assicurazione sulla vita.
Compito per eseguire il quale - non potendo avere un pagamento anticipato da Chris - l'uomo tiene come caparra la sorella minore del ragazzo, incarnata da Juno Temple e che vive insieme al padre ed alla nuova compagna, rispettivamente con le fattezze di Thomas Haden Church e Gina Gershon.
Tutti in grandissima forma, al servizio di oltre cento minuti di visione - vergognosamente snobbati agli Oscar - che, immersi in una polverosa ambientazione da moderno western e costruiti in particolar modo sugli splendidi dialoghi, non sembrano lasciare spazio né a personaggi positivi, né alla speranza; senza dimenticare l'ironia, ma neppure momenti piuttosto crudi, sfocianti nella già cult sequenza disturbante della coscia di pollo.
Ma, se parliamo di legami tra droga e delinquenza, non possiamo fare a meno di segnalare anche l'uscita in alta definizione de "Le belve" (2012) di Oliver Stone, trasposizione cinematografica del romanzo di Don Winslow, che è Universal a rendere disponibile nella versione estesa di due ore e ventuno minuti mai vista al cinema, con codice per scaricare la digital copy del film, nove scene eliminate ed un making of diviso in cinque parti ad arricchire il tutto.
Due ore e ventuno minuti al cui centro troviamo l'ex Navy Seal Chon e il pacifico e caritatevole botanico Ben che, rispettivamente interpretati dal Taylor Kitsch di "Battleship" (2012) e dall'Aaron Taylor-Johnson di "Kick-Ass" (2010), si condividono l'amore per la bella Ophelia alias Blake Lively, insieme a cui conducono una vita tranquilla e senza problemi grazie alla produzione della migliore marijuana mai coltivata.
L'elemento giusto per poter attirare l'attenzione dei trafficanti messicani di Baja e scatenare una battaglia destinata a coinvolgere il viscido agente della DEA Dennis, ovvero John Travolta, l'astuto commercialista Spin, con il volto del succitato Hirsch, Elena "La Reina" alias Salma Hayek, il suo brutale Scagnozzo Lado e l'avvocato senza scrupoli Alex, nei cui ruoli troviamo Benicio Del Toro e Demián Bichir.
Un comparto attoriale decisamente di lusso posto al servizio di una regia schizofrenica che, tra passaggi da videoclip e veri e propri trip in immagini, non dimentica neppure d'infarcire con massicce dosi di violenza le scene d'azione, ricordando in parte Robert Rodriguez, in parte il Friedkin di cui sopra, in parte Quentin Tarantino.
Il Quentin Tarantino la cui descrizione degli ambienti criminali sembra essere stata anticipata da "King of New York" (1990) di Abel Ferrara, finalmente disponibile in blu-ray grazie a Mustang. Infatti, sebbene stiamo parlando di un'operazione contemporanea al miglior cinema gangsteristico di Martin Scorsese, è impossibile non notare affinità con il successivo "Le iene" (1992) nell'assistere alle imprese del capo gang Frank White, che, magistralmente portato in scena dall'infallibile Christopher Walken, scontata l'ennesima pena e deciso a tornare nel giro di quelli che contano intende sfruttare gli introiti derivanti dal traffico di stupefacenti per costruire un ospedale nel Bronx, sostituendosi alle mancanze della pubblica amministrazione.
E, tra sesso e spargimenti di sangue, mentre la polizia non sembra essere disposta a tollerarlo e i boss di quartiere - che hanno allargato il proprio potere sul territorio durante la sua detenzione - non intendono lasciarlo fare, lo schermo si popola degli allora giovani e poco conosciuti Laurence Fishburne, Wesley Snipes, David Caruso e Steve Buscemi.
Ai criminali veramente esistiti, invece, pensa Koch Media con la versione integrale di "Code name: Geronimo" (2012) di John Stockwell, ovvero il lungometraggio televisivo (anche se da noi è arrivato in sala) che, prima di "Zero dark thirty" (2012) di Kathryn Bigelow e sotto la produzione degli stessi Nicolas Chartier e Tony Mark che finanziarono alla regista il film premio Oscar "The hurt locker" (2008), racconta in finzione l'addestramento e la messa in atto della complessa operazione militare che ha portato all'eliminazione di Bin Laden.
Un elaborato che, in realtà, punta più al cinema d'intrattenimento che alla riflessione su celluloide a tematica bellica, mentre si concentra sull'itinerario personale dei diversi protagonisti; spazianti da Cam Gigandet e all'Eddie Kaye Thomas della serie "American pie", passando per la Kathleen Robertson che ricoprì il ruolo di Clare Arnold nel telefilm "Beverly Hills 90210". Fino alla tesissima parte finale d'azione di un'operazione veloce e non noiosa, ulteriormente approfondita dal making of presente quale extra insieme al trailer originale. Infine, cambiamo del tutto genere e ci spostiamo in Italia con "Bella addormentata" (2012) di Marco Bellocchio, novità 01 distribution corredata di trailer e making of di oltre mezz'ora.
Un dramma corale che, nel corso degli ultimi sei giorni di vita di Eluana Englaro, costretta a diciassette anni di stato vegetativo prima dell'interruzione della nutrizione artificiale, inscena in vari luoghi dello stivale tricolore le storie di personaggi di fantasia caratterizzati da diverse fedi e ideologie in una riflessione esistenziale sul perché dell'esistenza e della speranza. Personaggi che, con i volti di Toni Servillo, Alba Rohrwacher, Michele Riondino, Isabelle Huppert, Pier Giorgio Bellocchio e Maya Sansa, vanno da un senatore - che si trova a dover scegliere se votare per una legge che va contro la sua coscienza o non votarla - a sua figlia, attivista del movimento per la vita che s'innamora di un ragazzo dell'opposto fronte laico; passando per una grande attrice che cerca nella fede e nel miracolo la guarigione della figlia, da anni in coma irreversibile, e un giovane medico che si oppone con tutte le forze ai tentativi di suicidio di una donna disperata.
Per un prodotto che, ovviamente, non trascura affatto il contesto socio-politico in cui tutto si svolge, concentrandosi fondamentalmente sui rapporti tra i protagonisti, influenzati in maniera inevitabile, appunto, dalle più o meno discutibili decisioni prese da coloro che si trovano al potere in una Italia ormai cinica e depressa.
Un'Italia destinata, in parte, anche a scoprire che l'amore non acceca, cambia soltanto il modo di vedere le cose; man mano che viene ribadito che la vita è una condanna a morte e che, quindi, non c'è tempo da perdere.
Con una tutt'altro che disprezzabile confezione tecnica e il grandissimo Roberto Herlitzka destinato a ritagliarsi uno dei momenti migliori, come psichiatra, nella sequenza in cui afferma che i parlamentari, spesso insultati dal popolo, sono in realtà dei disperati, degli infelici.



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