Bal si aggiudica l'Orso d'oro per la 60a edizione del Festival di Berlino
SLIDE-SHOW: le più belle immagini di Jessica Alba;
Kate Hudson;
Ewan McGregor;
Pierce Brosnan
Il 21 febbraio 2010 si è conclusa la 60a edizione del Festival di Berlino. Nonostante l'importanza del numero, non ci sono state celebrazioni particolari, e il tenore del festival è stato improntato alla tipica sobrietà teutonica. Unica forma di festeggiamento al di fuori degli schemi è stata la proiezione della copia restaurata di Metropolis di Fritz Lang alla Porta di Brandeburgo. Veniamo ora a una breve analisi degli aspetti di maggiore interesse di questa Berlinale.
Italiani: anche se non erano presenti film italiani nella sezione ufficiale, le "Mine vaganti" di Ozpetek erano presenti in Panorama (il corrispondente degli Orizzonti veneziani). L'anteprima stampa ha ottenuto un interesse molto ridotto. Maggiore interesse ha suscitato il film di Soldini "Cosa voglio di più", con un'Alba Rohrwacher in versione sexy. Del tutto credibile. Pietro Marcello con la sua "Bocca del lupo" ha portato a casa l'unico premio: il Teddy (premio per il cinema a sfondo gay-lesbo-trans) per il miglior documentario. Last but not least: Francesca Comencini faceva parte della giuria per la sezione ufficiale, presieduta da Werner Herzog.
Polemiche: nessun Festival è tale senza polemiche. Due i film che ne hanno prodotte di più. Il primo è stato "Jud Süss - film ohne Gewissen". Jud Süss, del 1940, è stato uno dei film più violentemente antisemita prodotto dalla propaganda nazista, un disgustoso coacervo di stereotipi razzisti e una delle pellicole volute con maggiore vigore dallo stesso Goebbels. In questo "Film senza coscienza" (questo vuol dire ohne Gewissen), viene riprodotta la biografia di Ferdinand Marian, l'attore che darà corpo a una delle peggiori rappresentazioni di un ebreo sullo schermo. A là Mefisto, vengono mostrate le sue incertezze, il suo successo ottenuto "satanicamente" e la sua caduta. L'audience ha ritenuto la rielaborazione troppo libera e ha protestato per tutta la durata del film. Qualche elemento kitsch (un rapporto sessuale di fronte al bombardamento di Berlino) non ha aiutato. Secondo film shock è stato "The killer inside me" di Michael Winterbottom, parabola di come sprecare un buon cast per un film mediocre. "The killer inside me" aveva già provocato aspre reazioni allo scorso Sundance Festival che si sono riproposte anche qui. Colpevole è la violenza estrema e gratuita cui sono state sottoposte sullo schermo Jessica Alba e Kate Hudson. Un tipo di brutalità estetica che non è stata accettata dal pubblico. Comprensibilmente.
Il vincitore morale: il vincitore morale del Festival è stato Roman Polanski, che ha ricevuto l'orso d'argento "in contumacia" (è agli arresti domiciliari in Svizzera). Il premio è stato ritirato dal suo produttore Robert Benmussa che ha riferito una frase dello stesso Polanski: "non sarei venuto a ritirare il premio nemmeno se avessi potuto: di solito mi arrestano in questi casi". Tratto dall'omonimo romanzo di Robert Harris e interpretato da Ewan McGregor e Pierce Brosnan, "Ghost writer" riporta Polanski alle atmosfere noir a lui più congeniali. Nel film c'è qualcosa che manca, soprattutto dal punto di vista narrativo, ma è comunque un film notevole.
L'Orso d'oro: l'Orso d'oro per la 60a edizione del Festival di Berlino è andato a "Bal" (Miele), del regista turco Semih Kaplanoglu. E' la delicata storia di un bambino che vive in una comunità isolata e ha difficoltà di inserimento scolastico. L'improvvisa scomparsa del padre getta il piccolo nella disperazione e lo spinge a cercarlo. Splendida interpretazione del piccolo Bora Altas, di soli 6 anni all'epoca della realizzazione del film. Tecnicamente molto valido, "Bal" avrà serie difficoltà a trovare un pubblico al di là dei circuiti del Festival. (Foto powered by: www.kikapress.com)
Mauro Corso
(23 febbraio 2010)
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