1955-1965: Una vita in musica da grande schermo!
SLIDE-SHOW: le più belle immagini di Kevin Spacey;
Joaquin Phoenix;
Kurt Russell;
Dennis Quaid;
Halle Berry
Mentre Beyond the sea (2004), diretto ed interpretato da Kevin Spacey, biografia cinematografica del cantante Bobby Darin, giace ancora tra i clamorosi inediti in Italia, la 20th Century-Fox lancia nelle sale dello stivale più famoso del globo "Quando l'amore brucia l'anima" (2005) di James Mangold, in cui Joaquin Phoenix presta il volto al country singer Johnny Cash. Ma quelle di Spacey e Mangold sono soltanto le ultime due di una lunga lista di riletture su celluloide della vita di musicisti appartenuti a quell'irripetibile, romantico ed indimenticabile decennio compreso tra il 1955 ed il 1965, quando si fece strada il fondamentale "wall of sound" inventato da Phil Spector e le canzoni si componevano di pochi, ma coinvolgenti accordi, tra un paio di strofe e ritornelli, racchiuse negli oggi ricercatissimi 45 giri. Un'epoca, come tutti sappiamo, che George Lucas ha provveduto a raccontare efficacemente nel suo "American graffiti" (1973), e nella quale a spopolare furono soprattutto Elvis "The pelvis" Presley ed i Beatles, due nomi le cui storie, non a caso, in più di un'occasione sono state riportate su pellicola. Il primo, infatti, ha avuto il volto di Kurt Russell e Dale Midkiff rispettivamente in "Elvis il re del rock" (1979) di John Carpenter e nel tv-movie "Elvis and me" (1988) di Larry Peerce, mentre la genesi dei "favolosi quattro" di Liverpool ha fatto da protagonista per "La nascita dei Beatles" (1979) di Richard Marquand e "Backbeat-Tutti hanno bisogno di amore" (1994) di Iain Softley, senza contare il televisivo "La vera storia di John Lennon" (2000) di David Carson.
Ma il nome a cui probabilmente dobbiamo la recente riesplosione di biografie "cinemusicali" è quello di Taylor Hackford, ultimamente responsabile del poco esaltante "Ray" (2004), il quale, nell'ormai lontano 1987, produsse lo splendido "La bamba" di Luis Valdez, storia del giovane Ritchie Valens, interpretato dall'allora sconosciuto Lou Diamond Phillips, tragicamente scomparso nel 1959 in un incidente aereo, insieme a The Big Bopper ed il grandissimo Buddy Holly. La cui vita, tra l'altro, venne già raccontata nel 1978 da Steve Rash in "The Buddy Holly story", candidato al premio Oscar per il miglior sonoro ed il miglior attore protagonista Gary Busey e vincitore della tanto ambita statuetta per la miglior colonna sonora, ad opera di Joe Renzetti.
Al film di Valdez, infatti, fece seguito, due anni dopo, l'ottimo "Great balls of fire!-Vampate di fuoco" (1988) di Jim McBride, nel quale un eccezionale Dennis Quaid concede anima e corpo al "killer" del rock'n'roll Jerry Lee Lewis, capace di trasformare un pianoforte in una vera e propria mitragliatrice musicale, sulle note di pezzi del calibro di "Whole lotta shakin' goin' on e Breathless".
"Why do fools fall in love-Un ragazzo di talento" (1998) di Gregory Nava, invece, ripercorre la carriera del giovane Frankie Lymon/Larenz Tate, leader dei Teenagers morto per overdose, attraverso le confessioni delle tre mogli Emira/Lela Rochon, Elizabeth/Vivica A. Fox e Zola/Halle Berry, riunitesi in tribunale per contendersi le royalties del defunto marito, il quale conobbe il successo, appena quattordicenne, tra il 1956 ed il 1960.
Il già citato universo del piccolo schermo, infine, ha avuto anche modo di proporci, oltre ad un "Sonny e Cher-Una vita a ritmo di musica" (1999) di David Burton Morris ed un "Little Richard" (2000) di Robert Townsend, "Sogni d'estate-La storia dei Beach boys" (1990) di Michael Switzer ed il più approfondito "The beach boys" (2000) di Jeff Bleckner, entrambi incentrati, come suggeriscono i titoli, sull'affascinante storia dei cinque paffuti ragazzi californiani che portarono in vetta alle classifiche, nei primi Anni Sessanta, la surf-music, frequentata anche dai meno conosciuti colleghi Jan & Dean, la cui carriera viene raccontata in "Deadman's curve" (1978) di Richard Compton, trasmesso dalle emittenti italiane con il titolo "La curva della morte".
A questo punto, tutti coloro che sono intenzionati ad avvicinarsi questo bellissimo, "orecchiabile" periodo, non devono fare altro che recarsi al cinema per vedere il film di Mangold, o, meglio ancora, recuperare in dvd "Mr rock'n'roll-La storia di Alan Freed" (1999) di Andy Wolk, con il sottovalutato Judd Nelson, contornato da tante fake version dei miti del rock degli Anni Cinquanta, impegnato a vestire i panni di Alan Freed, dj che, in un momento storico in cui non pochi erano i pregiudizi nei confronti della cosiddetta "musica nera", ne pose coraggiosamente all'attenzione del giovane pubblico radiofonico l'esplosiva carica.
Francesco Lomuscio
(15 febbraio 2006)
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