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Step up
Danza classica e hip-hop, una fusione lasciata intendere fin dalle immagini iniziali su due gruppi di giovani in evoluzioni sincronizzate. Una scuola d'arti dello spettacolo e un marciapiede. Da una parte luminosi, ampi parquet, dall'altra buio d'asfalto tra reti metalliche. Nessuna controfigura, Channing Tatum per anni è stato ballerino di strada freestyle privo di formazione tecnica, e per il film ha affrontato sessioni intensive. E pure se inespressivo (ma non è l'unica recitazione a farsi notare in negativo), è un piacere vederlo andare a ritmo ("si muoveva come l'acqua" racconta del provino il produttore Erik Feig). Jenna Dewan invece balla dall'età di 5 anni, ha partecipato ad una decina di video musicali ed è stata in tournè con Janet Jackson. Nel cast anche Mario, artista R&B vincitore del disco di platino, per una densa colonna sonora con Wyclef Jean (ex Fugees, ha firmato l'omonimo brano del titolo) e nomi noti pure a chi non frequenta strettamente il genere.
Primo film dietro la macchina da presa per Anne Fletcher, che insegnava danza già a 13 anni e ogni tanto fa anche l'attrice. E' però in qualità di coreografa che lavora molto, per la TV e soprattutto per il cinema, recentemente in due film Disney. Ed è proprio l'impronta edificante della major che Fletcher dà l'impressione di aver impresso nella pellicola. Dove abbondano personaggi, situazioni e dialoghi implausibili, probabilmente anche con lo zampino del doppiaggio (dove si è mai sentita una mamma del ghetto nero che dice "finire nei pasticci?"). I ragazzacci dei "quartieri bassi" non parlano volgare, sono puliti, sportivi e si concedono al romanticismo sognante, come nel duetto al tramonto su un tetto del molo. Ma se il resto non funziona, l'alchimia della danza è spettacolare e avrebbe meritato spazio maggiore. Occhio poi all'istantanea esilarante del padre in poltrona, davanti alla televisione con una birra. Senza una parola, la moglie indaffarata passa di lì, gli toglie la bottiglia vuota e gliene mette in mano una piena, tornando subito dopo a occuparsi di altro. Un quadretto che da solo vale mezzo film.
La frase: "Non sarà perché sei bianco che hai un superego troppo sviluppato?"
Federico Raponi
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