Tutti i battiti del mio cuore
A volte, basta un incontro fortuito, una faccia vista tra la folla, una sagoma familiare anni fa ed ora una ciambella di salvataggio lanciata da chissà quale riposto luogo del passato, per ricordarti che tra uomo e animale la differenza, spesso, è una labile linea dai contorni incerti come quelle luci che si riflettono sul parabrezza della full-optional auto sportiva di Tom, in una notte parigina fatta più di edilizia popolare che di Champs Eliseè.

Tom passa le sue giornate ad accumulare denaro speculando su sospette compravendite di immobili, infesta di topi le case da sgombrare da quattro straccioni abusivi, quando non le piccona con la sordida indifferenza di un barbaro. L'incontro casuale con il suo vecchio insegnante di piano farà riaffiorare in lui la voglia di un presente, ma soprattutto, di un futuro diverso.

La scelta di Jacques Audiard ("Sulle mie labbra") di affidare a Romain Duris il ruolo del protagonista di questo film si è rivelata veramente azzeccata. L'attore, capace di alternare sorrisi da bambino con rughe da disilluso borghese di mezz'età, rende ottimamente le furie interiori che animano il suo personaggio. Il conflittuale rapporto con l'universo femminile, sia esso rappresentato dall'inflessibile insegnante di piano cinese o dall'insoddisfatta amante; l'irrisolto rapporto di dipendenza con un padre con un fisico ed una presenza ingombrante come un elefante in una cristalleria; l'odio e il trasporto verso quella tastiera che tocca come maneggiasse il joystick di una playstation: tutte espressioni di un'accurata ricerca sulle molteplici pieghe di un personaggio, tanto controverso quanto tormentato.

Molti dei meriti li ha ovviamente il regista francese che scrive un film con un respiro da dramma metropolitano di cui oggi, forse, solo i cineasti del suo Paese sono capaci. Si ispira a "Rapsodia di un killer", un film del 1978 di James Toback, per questa opera che gira con mano asciutta, più attenta ai sommovimenti interiori che a quelli reali di una società dove l'individualismo, e la "fredda logica del profitto" sembrano essere le uniche aspirazioni.
Narratore originale, spezza il ritmo del racconto tagliando le scene sempre qualche secondo prima del dovuto e collegandole tra loro senza soluzione di continuità. I passaggi temporali sono sempre repentini e misteriosi come la conclusione di alcune sequenze delle quali ci lascia solo immaginare lo sviluppo.

E così, ci ritroviamo in un finale solo apparentemente conciliante: anche qui, un incontro casuale, rigurgita un passato la cui soluzione sembra essere ancora affidata ai vecchi metodi di una volta...

La frase: "Improvvisamente, un giorno ti accorgi che tuo padre è diventato un bambino e adesso sei tu che devi accudire lui".

Daniele Sesti

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