Avengers: Age of Ultron
Non importa chi vinca o chi perda, i guai tornano sempre.
Infatti, dopo la lotta intrapresa da Steve Rogers contro il micidiale Soldato d’inverno nel riuscito “Captain America: The Winter Soldier” (2014), diretto a quattro mani da Anthony e Joe Russo, nuovamente con i connotati di Chris Evans e fondamentale scudo alla mano lo ritroviamo subito in azione sotto la regia di Joss Whedon, già occupatosi del “The Avengers” (2012) che aveva provveduto a radunare su celluloide la squadra dei Vendicatori, supereroi più amati dell’universo fumettistico targato Marvel.
Quindi, senza perdere tempo, a seguito della distruzione dello S.H.I.E.L.D. Scarlett Johansson torna ad essere la sexy Black Widow, Mark Ruffalo è ancora alle prese con le trasformazioni del suo Bruce Banner nell’imponente Hulk, Jeremy Renner veste per la seconda volta i panni di Occhio di falco e Robert Downey Jr., come di consueto, concede anima e corpo a Tony Stark, il quale sembra aver scovato il modo finalizzato ad evitare di indossare l’armatura di Iron man e controllare la squadra di droni Iron Legion, costruiti per combattere al suo posto: Ultron, avanzata intelligenza artificiale auto-cosciente progettata per aiutare a sventare le minacce.
Avanzata intelligenza artificiale, però, priva di sentimenti umani e il cui intelletto superiore capisce presto che l'unico modo per rendere migliore la vita sulla Terra sia eliminare il nemico principale, ovvero l'uomo; man mano che, al di là dell’indispensabile Nick Fury alias Samuel L. Jackson, non manca all’appello neppure Chris Hemsworth nel ruolo dell’asgardiano Dio del tuono Thor, oltretutto coinvolto in una divertente situazione di gara a chi riesce a sollevare il suo potente martello.
Perché, complice, inoltre, l’immancabile, esilarante apparizione per la mente marveliana Stan Lee, non è certo l’ironia a risultare assente nel corso delle oltre due ore e venti di visione volte a tirare in ballo anche la Scarlet interpretata da Elizabeth Olsen, dotata di poteri magici, telepatici e ipnotici, e il velocissimo fratello gemello Quicksilver, che, incarnato da Evan Peters in “X-Men-Giorni di un futuro passato” (2014), possiede qui le fattezze dell’Aaron Taylor-Johnson di “Kick-Ass” (2010).
Ma è proprio a partire dalla quasi totale inutilità della presenza di quest’ultimo che l’operazione – come sempre corredata di ultima sorpresina posta durante i titoli di coda – tende a manifestare le motivazioni della sua non totale riuscita, portandoci a guardare ben oltre gli inutili elogi alla fattura degli effetti digitali.
Effetti digitali il cui tripudio, tra distruzioni cittadine ed un treno fuori controllo protagonista del momento migliore (ma troppo breve) dell’insieme, non riescono nell’impresa di camuffare la pochezza generale, accentuata in maniera ulteriore da uno scontro finale con città in volo eccessivamente simile a quello ad elevata altezza proposto nell’ultima parte della succitata pellicola firmata dai fratelli Russo.
Quindi, mentre viene osservato che, prima o poi, tutti gli uomini rivelano se stessi, in mezzo a noiosi dialoghi e fracassone (e poco coinvolgenti) sequenze d’azione non appare difficile intuire una certa latitanza di idee... al servizio di un tanto costoso quanto freddo spettacolo tirato per le lunghe e destinato a lasciar emergere non solo la natura televisiva whedoniana nella gestione dei ritmi, ma anche e soprattutto la dilagante, negativa tendenza a trattare i cinecomic tramite un tipico pensiero da fast food, dove la colorata scenografia, spesso, vale molto più della sostanza offerta ai clienti.
La frase:
"Ultron non conosce la differenza tra salvare il mondo e distruggerlo".
a cura di Francesco Lomuscio
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