FilmUP - Speciale / 60. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica

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Ogni giorno un "Diario da Venezia" scritto dai nostri inviati che riporterà gli eventi principali della giornata in laguna al Festival.
a cura di Valerio Salvi

Diario del Visionario del 01.09.2003

Il veleno. E' quello che mi scorre nelle vene dopo una conferenza sul mondo del DVD. Tavola rotonda. Rotonda nel senso che possono parlare solo gli amici degli amici (sembrava di assistere a scene da Il padrino). Tutti con mille teorie, tutti con tante belle intenzioni e tutti pronti a sparare sui pirati di internet.
Possibile che nessuno mai si faccia delle serie domande sul pubblico e possibile che nessuno voglia sentire qualche voce fuori dal coro? Sicuramente con un moderatore come Marco Spagnoli, la cui unica preoccupazione sembrava essere quella di compiacere le major che gli mandano gli omaggi e gli consentono di scrivere, non poteva andare diversamente. Meno male che Maurizio Nichetti ha fatto un intervento illuminato che mi ha aiutato a non alzarmi urlando: "Trend negativo? Io non parlo così..." (delirio morettiano).

Meglio tornare in mostra e vedere una pellicola di due anime affini, almeno in questa fase di ira che sto attraversando. "Il ritorno di Cagliostro" di Ciprì e Maresco. Un film geniale e incollocabile. Una delirante storia nella Sicilia degli anni venti e di come la si volesse far diventare il polo del cinema italiano.
Frecciate a destra e sinistra non risparmiano nessuno e Robert Englund ci regala una prova d'attore che dimostra quanto lui sia molto di più di un semplice incubo.
E' quindi la volta di Peter Greenaway, un cineasta che ha più a che fare con l'arte allo stato puro che con il cinema dei racconti. Il suo "The Tulse Luper suitcase" è più un collage di immagini digitali che altro. Ma incredibilmente coinvolgente.
Tanto di cappello al coraggio ed al genio.

Per chiudere una giornata con la Luna storta è giusto incontrare una civetta nel mezzo del nulla, ovvero osservare Banderas che lo fa preda di visioni stile La zona morta nel film di Hampton "Immagini - Imagining Argentina". Che tristezza vedere i desaparecidos ridotti a comprimari di uno Stephen King di serie B. Fischi a non finire e sonori "buuu" per uno sceneggiatore/regista che alterna costantemente alti e bassi. La riconciliazione con il mondo è comunque avvenuta grazie a Bertolucci ed al suo "The dreamers". Leggero nella forma e terribilmente coinvolgente; il tocco del talento si percepisce in ogni inquadratura ed alla fine sembra di aver vissuto per un paio d'ore al centro di una Parigi sessantottina dal sapore antico.
di Valerio Salvi

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