Venezia 60: i Corti in concorso e non a Venezia.
Tenendo conto del fatto che il linguaggio dei cortometraggi è un linguaggio completamente diverso da quello dei film "lunghi", possiamo dire che almeno lo scopo di essere fedeli a questo teorema è stato realizzato dai registi in rassegna per la categoria "Corti" (potrebbe sembrare un discorso inutile, ma invece ci sono "registi" che non colgono bene la differenza dei linguaggi, creando semplicemente degli obbrobbri). Detto questo si può passare alle note dolenti: se questo è il panorama mondiale della categoria, siamo messi proprio male.
Passiamo in rassegna i quattordici piccoli film, con brevi note:
- "Le lion volatil" di Agnes Varda (originale e ben realizzato; voto: 7)
- "Zippo" di Stefano Sollina (idea carina che non regge fino in fondo; voto: 5,5)
- "Ritterschlag" di Sven Martin (sembra un demo della Playstation; voto 5)
- "God's Kitchen" di Paki Smith (inutile; voto 4)
- "Neft" di Murad Ibragimbekov (immagini di repertorio - almeno credo - sonorizzate ex novo; voto 5)
- "Neon eyes" di Thomas Gerhold, Markus Wambsganss (brutto e angosciante; voto 3)
- "Solitaire" di Thor Bekkavik (un auto - Grande Fratello; voto 5)
- "El excusado" (filmetto tra amici; voto 3,5)
- "From where I standing" di Annalise Patterson (storiellina con lieto fine; voto 5)
- "Match" di Jef Nassenstein (tra De Chirico ed Escher; voto 7)
- "The Trumouse show" di Julio Robledo (cartone animato cattivo; voto 7)
- "Ore 2: calma piatta" di Marco Pontecorvo (perché scomodare Turturro?; voto 5)
- "Hochbetrieb" di Andreas Krein (slapstick moderno; voto 6)
- "Destino" di Dominique Mofery (Salvator Dalì rivisto dalla Disney. Bello; voto 9)
Come possiamo vedere la media dei voti va ben oltre sotto la sufficienza, ma la cosa più preoccupante è che la cosa più bella nella compagnia sia un corto prodotto dalla Buena Vista, ovvero una casa di produzione con un budget di duemila miliardi (si fa per dire!).
Senza nulla togliere ad una major, che ha sponsorizzato un'operina veramente straordinaria (tra l'altro l'idea originale e le bozze sono di Dalì stesso), la cosa che più colpisce è che l'idea del cinema "corto" nasce come un'idea artigianale, con pochi soldi e, principalmente, indipendente. Se con le idee non si possono contrastare i mezzi, allora non si può essere ottimisti sul futuro di questo linguaggio (tengo a precisare che la mia non è una critica ad un cinema ricco e spettacolare, ma è soltanto un modo per dire quello che dovrebbe essere per me il mondo dei corti). Comunque, anche se a Venezia non è uscito fuori, io so per certo che c'è un mondo "sotterraneo" di autori validi. Io spero che questi un giorno possano risalire alla superficie, ridando lustro ad una forma di linguaggio validissima.
Forse potrebbe essere un fantastico ritorno alle origini.
di Renato Massaccesi
|