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Addio alla Laguna
Venezia si è chiusa come al solito tra malumori e consensi. Noi di film ne abbiamo visti parecchi, per non dire tutti e, francamente, l'attribuzione dei premi lascia a dir poco perplessi. Se "Magdalene", di Mullan (tra l'altro presente alla cerimonia in kilt), era uno dei papabili, altrettanto non si può dire di Stefano Accorsi vincitore della Coppa Volpi come miglior attore in "Un viaggio chiamato amore".
Mille pensieri mi si affastellano in testa: una porcheria come quella doveva per forza vincere qualcosa che gli facesse da traino? Bisognava premiare qualcosa di italiano? Certo è che la categoria più debole era proprio questa, dove nessun uomo si è particolarmente distinto (a parte forse Chijetel Ejiofor in "Dirty pretty things"), quindi nell'ignavia generale si è consumato il colpo di stato.
Miglior attrice l'eccellente Julianne Moore in "Far from Heaven" (verissimo) che brucia la pur bravissima Moon So-Ri, l'handicappata di "Oasis", a cui va la palma di miglior emergente con il premio Marcello Mastroianni.
Miglior regia "Oasis" del coreano Chang-Dong. Qui si apre la seconda riflessione. "Oasis" era un gran film (penalizzato forse dall'eccessiva durata) che meritava qualcosa. Di certo non è la regia il suo punto forte, anzi. Un'inversione tra il Leone d'Oro e il premio alla regia sarebbe stata auspicabile; vorrà dire che Chang-Dong si consolerà con questo contentino.
Gran premio della giuria al bel film di Konchalovskij, "La casa dei matti" del quale vorremmo ricordare l'interpretazione della bella e brava Julia Vysotsky.
Nella sezione "Controcorrente" l'oriente la fa da padrone assicurandosi il premio come miglior film ("Springtime in a small town") e quello della giuria ("A snake of June"). Totalmente ignorato il "Ken Park" di Larry Clark, forse un po' troppo forte per i gusti dei giurati.
Nelle opere prime, presentate all'interno della settimana della critica (SIC), il premio ufficiale è stato raccolto anche qui nell'estremo oriente da "Mon Huan Bu Luo", che, con rispetto parlando, non ha certo dato l'idea del film epocale. Fortunatamente le menzioni hanno rivalutato due, anzi in effetti tre, registi che hanno ricevuto consensi anche dal pubblico in sala: Dylan Kidd ("Roger Dodger") e Spiro Scimone / Francesco Sframeli ("Due Amici").
Ovviamente c'è sempre lo spazio per la polemica o lo scontento, ma è una questione fisiologica. A freddo le uniche riflessioni sono relative alla elevatissima quantità di film mediocri che abbiamo visto contro i quattro o cinque film belli; alla presenza di due o tre pellicole veramente brutte contro la totale assenza di capolavori indimenticabili. Come al solito l'impegno sociale e le storie forti sono le uniche presenti al lido, a quando una pellicola di pura evasione/azione (magari fuori concorso), chissà che qualche critico alla fine non esca dalla sala piacevolmente divertito e con la consapevolezza latente che gli è piaciuto.
di Valerio Salvi
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