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Ogni giorno un "Diario da Venezia" scritto dai nostri inviati che riporterà gli eventi principali della giornata in laguna al Festival.
a cura di Valerio Salvi
Diario del Visionario del 30.08.2003
Giornata decisamente "coloniale" non solo per le temperature africane, ma per il binomio d'apertura dei film "Raja" e "Le soleil assassiné", due pellicole francesi ambientate rispettivamente in Marocco ed Algeria.
La prima da "laccio emostatico" unico modo per frenare l'emorragia di spettatori in sala scoraggiati da una lentezza mortale e da un argomento non proprio affascinante: un ricco francese tenta di sedurre una bella marocchina della sua servitù. Tra l'altro comincio a chiedermi se la scuola recitativa francese non richieda obbligatoriamente continue camminate su e giù per le stanze con tanto di classici gesti di indecisione sulla direzione da prendere (per ora tutti gli attori esternano così il loro disagio interiore). Una volta bastava un maglione a collo alto, una sigaretta e Jacques Brel di sottofondo.
La seconda pellicola ci cala nel regime algerino degli anni 60/70, periodo nel quale la parola d'ordine era repressione. Fortunatamente l'argomento è stato trattato in maniera coinvolgente ed alleggerito dalla presenza dei due protagonisti adolescenti. Interessante.
"L'aquilone", film in equilibrio sul confine Libano-Israeliano. Leggero come l'aria che sostiene il "cervo volante" e tagliente come il filo spinato che divide i due Paesi, ha riempito il pomeriggio con una storia di amore e dovere. Dopo tre film di tale spessore non potevo turarmi le orecchie al canto della sirena americana.
L'esagerato film di Rodriguez "C'era una volta in Messico" [Once upon a time in Mexico], mi chiamava a gran voce. Sapendo già che avrei visto piombo a profusione (munito di sufficiente energia cinetica), cadaveri e scene al limite dell'impossibile sono andato saltellando. Aspettative completamente mantenute: eccessivo, fracassone, esagerato, ipercolorato e "boro", ma divertente come pochi.
Chiusura con "Twist" film musicale su un ballo in voga negli anni sessanta... scherzo, in realtà si tratta di emarginazione in Canada. Un gruppo di ragazzi che vive ai margini della società senza speranze per il futuro. Anche la pellicola li condanna con un finale all'insegna del nulla.
di Valerio Salvi
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