26 settembre 2002 - Conferenza stampa
Steven Spielberg
Intervista al regista e al regista di "Minority Report"
di FilmUP
L'uomo si confessa
Il bambino più grande di Hollywood si mette a nudo, si confessa, rivelando paure e angosce ma anche speranze e, ovviamente, buoni propositi. "Tutti i miei film rispecchiano le mie paure e quella della perdita è spesso presente. In A.I. raffiguro la perdita della madre, in Minority Report la perdita di un figlio. Come padre ovviamente posso essere ottimista, di figli ne ho sette, ma voglio proteggerli e per far questo non posso che essere realista, e più invecchio più mi attacco alla realtà. Non significa che sia diventato più cinico, solo meno idealista. La mia paura più grande è quella della tecnologia. Ho paura delle macchine, non dell'uomo. E lo dice uno che con gli avanzamenti tecnologici ci lavora. Ho il timore che un giorno la tecnologia potrebbe conoscere noi più di quanto noi conosceremo lei. La tecnologia deve vendere e un giorno potrebbe entrare nelle nostre case e guardarci, mentre noi guardiamo lei. Quando ero ragazzo ho avuto spesso l'impressione, davanti alla Tv, che a furia di guardare fosse lo schermo a guardare me. Ed è esattamente quello che voluto raccontare in Minority Report.
Gli eroi ritornano sempre
"La realizzazione di A.I. è il frutto della più bizzarra e dolorosa collaborazione della mia carriera, quella tra me e una persona che non c'era più. Ma per Minority Report è stato diverso: non dovevo più stare attento a compiacere Stanley. Quello però che voglio dire è che mentalmente, tutti i nostri eroi tornano attraverso le opere che facciamo, sempre, in un modo o in un altro. Tornano e si fanno vivi, restano vivi."
Il produttore
"Preferirei di gran lunga essere sempre me: Steven Spielberg, il regista, piuttosto stare anche a capo di una grande casa di produzione. Gestire una società come la Dreamworks, ma direi una società in generale, comporta moltissimi problemi, troppi. Però ha anche i suoi vantaggi. Innanzitutto posso permettermi di dire no a determinati film. Prima, e per molto tempo, dovevo chiedere il permesso di fare un film a persone che ne sapevano molto, ma molto meno di me di cinema, anche a livello di strategie di mercato intendo. Adesso sono responsabile delle scelte anche se al tempo stesso sono responsabile anche dei miei errori. La Dreamworks ha fatto film grandi e film piccoli, dal punto di vista del budget e questa produzione così variegata, questo sfornare film tanto diversi tra loro è quello che maggiormente frustra Hollywood. Il fatto che non abbiamo una produzione, come dire, coerente, è proprio quello che Hollywood non capisce."
Progetti futuri
"Un film di Lincoln e Indiana Jones IV. Come dire, didattica e storia, ma anche evasione".
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