Pochi hanno capito che la natura di questo film è comica e non drammatica. Una solenne e cinica presa in giro del mondo degli orfanatrofi e della condizione degli afroamericani a cavallo della seconda guerra mondiale.
Esilarante quando rappresenta gli orfanatrofi come una grande famiglia dove ci sono pochi genitori pieni d’amore (dottori e infermiere) e tanti figli che sono come fratelli l’uno per l’altro. Bambini (tutti bianchi) che sicuramente preferirebbero una adozione ma che comunque crescono bene e senza complessi tanto da augurare, senza invidia o rabbia, ogni fortuna a quelli di loro che riescono a trovarsi due genitori.
Impareggiabile poi la parte della bella vita di campagna nell’azienda agricola dove i neri sono amati e rispettati dai padroni bianchi che familiarizzano con loro come solo negli Stati Uniti degli anni ’40 e ’50 poteva succedere. La ragazza di colore che fa amicizia con la padrona e la bella protagonista entrambe bianche. Da loro va a prendere il the e riceve persino i vestiti! Un ragazzo bianco che lavora serenamente con quelli di colore e questi ultimi contenti di lavorare onestamente la sana e buona terra del frutteto senza lamentele sulla paga o sui loro diritti negati. Persone alla pari senza strani pensieri per la testa.
Naturalmente per essere verosimile la storia deve anche trattare delle cose brutte di questo mondo, come il fatto che i neri ogni tanti si accoppino tra loro in incesti bestiali ma che l’occhio benevolo dell’autore cerca di on giudicare troppo severamente fino a che sanno stare al proprio posto nella scala sociale.
Una bellissima favola edificante scritta dal Ku Klux Klan il cui titolo, più che “Le regole della casa del sidro”, avrebbe dovuto essere “Il lavoro rende liberi”.
Questo film ha la capacita di trasmettere a chi lo guarda che nonostante tutto qualcosa di buono in questa vita si puo ancora fare,raccontato in modo delicato ha un ottima regia e attori strepitosi.
Un film che fa riflettere sull'intera vita e sulle proprie origini, che non vanno mai dimenticate. Per Homer in particolare, per la sua situazione e per come si è evoluta, è praticamente impossibile evadere. Il mondo che ci circonda è vario e va esplorato, ma la sua famiglia, non avendone una, è lì, in quell'ospedale. Ed è lì che è destinato a tornare, dopo aver scoperto il mondo esterno, la vera vita con tutti i suoi pregi e difetti. Non ho letto il libro purtroppo, ma il film mi ha sicuramente soddisfatto. 7,5.
Si tratta di una bella storia di formazione che colpisce per sincerità e buonismo e che riesce a far breccia nel cuore dello spettatore. Il merito è della sceneggiatura (tratta dal libro di J. Irving), che mostra sia gli aspetti positivi che quelli negativi della vita, e della straordinaria prova del cast: oltre al monumentale M. Caine e alla bella C. Theron, anche T. Maguire risulta ispirato. La regia mostra qualche incertezza ma niente che riesca ad inficiare in maniera eccessiva il valore di una simile pellicola.