Cannes 2008: Palma d'Oro a "Entre les murs". Ma il trionfo è italiano, con i premi a "Il divo" e a "Gomorra".
SLIDE-SHOW: le più belle immagini di Sean Penn;
Benicio Del Toro;
Clint Eastwood
"Entre les murs" del regista francese Laurent Cantet vince la Palma d'Oro del 61esimo Festival di Cannes. Se l'Italia non è Palma, la doppietta dei premi della Giuria, a "Gomorra" di Matteo Garrone va il Gran Premio, a "Il divo" di Paolo Sorrentino il Premio speciale, conferma l'Italia la vera trionfatrice del Festival, come non accadeva dal 1972, quando ci fu l'ex aequo Palma d'Oro di Elio Petri con "La classe operaia va in paradiso" e di Francesco Rosi con "Il caso Mattei".
Difficile ignorare film come "Il divo" e "Gomorra". Il sentore di qualche riconoscimento aleggiava: soprattutto quando Matteo Garrone e il cast di "Gomorra" era stato richiamato a Cannes per il weekend finale. Difficile soprattutto per una Giuria che aveva una parola d'ordine: attualità.
La Giuria di Sean Penn ha voluto programmaticamente premiare i problemi che affliggono l'oggi, tralasciando del tutto visioni più intimistiche. D'altronde l'indirizzo era già chiaro nella selezione delle opere in concorso: quasi tutti film al limite del documentario, in cui la linea di confine tra fiction e non fiction era talora labile.
Penn aveva dichiarato che "non avrebbero fatto come agli Oscar. Piuttosto tutto il contrario", riconfermando le parole dell'inizio: "vorremmo attribuire la Palma a un regista consapevole del mondo e capace di raccontarlo con onestà". Detto. Fatto.
Cantet è arrivato in punta di piedi, programmato all'ultimo giorno del Festival, ma il suo filmare, durato un anno, una classe di liceo francese, con il reale insegnante autore del libro "Entre les murs", François Bégaudeau, come attore protagonista, ha conquistato pubblico e Giuria. Cantet mostra la 'normalità' di una scuola, né elitaria né al limite, le sfide tra insegnante e studenti, i problemi quotidiani, con un tocco leggero, una naturalezza da osservatore che registra i fatti.
I premi alle migliori interpretazioni vanno a Benicio Del Toro, per il suo ruolo del "Che" di Steven Soderbergh, forse l'unica concessione della Giuria allo star system, e alla brasiliana Sandra Corveloni, la madre straordinaria di "Linha de passe" di Walter Salles. Il premio alla sceneggiatura va ai fratelli Dardenne, per "Le Silence de Lorna"; mentre Clint Eastwood per "The Exchange" e Catherine Deneuve per "Un conte de Noël" si devono accontentare di una menzione speciale.
Purtroppo è stato un Festival discontinuo, con opere per lo più poco memorabili, che raccoglievano fischi o silenzi attoniti dal pubblico. Non è stata una grande edizione questa: l'anno scorso Cannes proponeva una carrellata di gioielli, in cui era difficile scegliere per la Palma. Quest'anno, in fase di selezione, qualcosa non è funzionato del tutto: quasi fosse stato arduo per i selezionatori trovare opere degne di Cannes.
Se c'è contentezza per Sorrentino e Garrone, una leggera inquietudine prende chi non pensa che i Festival debbano orientarsi verso la dimensione documentaristica a detrimento di quella più intima e individuale. A scapito insomma della fiction: con protagonisti che, attraverso se stessi, possano leggere la realtà che li circonda. Clint Eastwood docet. (Foto powered by: www.kikapress.com)
Giulia Baldacci
(26 maggio 2008)
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