Zatoichi
E' finalmente giunto il turno del pupillo della mostra: Takeshi Kitano, qui anche in versione "Beat" - ovvero come attore. La sua ultima fatica Zatoichi porta il nome di un eroe della Giappone feudale e vede il nostro vestirne i panni. Zatoichi, maestro d'armi senza pari, è un vagabondo errante che si fa passare per un massaggiatore cieco. Il suo camminare lo porta in un villaggio dove è in corso una faida tra i Ginzo e le famiglie rivali.
Sono numerosi i personaggi che casualmente si trovano a convergere in questo villaggio che diventa una sorta di OK corral nipponico. Il ronin Hattori (Tadanobu Asano / Mizu no onna), le due geishe Okinu (Yuko Daike / Hana-bi) e Osei (Daigoro Tachibana), in caccia dei criminali che hanno trucidato la loro famiglia, e, ovviamente, i criminali.
In questo teatro nipponico, dai risvolti decisamente pirandelliani, nessuno è ciò che sembra e soltanto la resa dei conti finale svelerà la verità.

Per questo esordio in un film in costume, Kitano ha scelto di non utilizzare una sua sceneggiatura, cosa che non faceva da Violent Cop, una delle sue prime opere, ma la possibilità di utilizzare questo personaggio cardine del dramma storico giapponese, reinventandolo con quello che ormai si può definire lo "stile Kitano" fatto di ritmi, colori e musiche che miscelano il moderno con le radici del passato, era un'occasione irripetibile.
Tra le mille facce beote degli avversari di Zatoichi, costante tipica di un certo cinema giapponese, troviamo anche un paio di irrinunciabili characters ai limiti dell'irritante. Come Mazinga con il ridicolo Boss Robot, qui Zatoichi si trova affiancato da un pio di compari la cui goffaggine e seconda solo a quella di Stalio & Olio (altra costante nipponica che personalmente trovo insopportabile).
Nel complesso una pellicola geniale con momenti da cineteca come il tip-tap finale (che peraltro richiama la passerella finale del teatro) o i contadini che sembrano usciti direttamente dal palco degli Stomp sulle musiche di Keiichi Suzuki, altro talento visionario degno di Kitano, che non rinuncia a spettacolarizzare i cadaveri con fontane di sangue e arti sparpagliati un po' ovunque.

Curiosità:
esiste una pellicola americana che, seppur in maniera parziale, ha già sfruttato questo personaggio, si tratta di Furia Cieca di Philip Noyce con il replicante Rutger Hauer.

La chicca:
il duello sotto la pioggia contro gli sgherri di Ginzo è un chiaro omaggio a I 7 samurai di Akira Kurosawa.

Indicazioni:
per quelli che amano il Kitano di Brother e non capiscono quello di Dolls.

Valerio Salvi

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