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Tutti all'attacco
Max (Massimo Ceccherini) è un allenatore di calcio professionista, ma le sue idee estreme sulla direzione lo hanno reso indesiderabile negli alti livelli sportivi. Ma un giorno la squadra della città in cui vive passa in serie C e si trova improvvisamente senza presidente ed in grave dissesto finanziario. Allora la neo presidente Pamela (Sabrina Venezia), secondo la nuova politica di contenimento delle spese, decide di ingaggiare Max. Intanto però il valore commerciale dell'area sulla quale sorge lo stadio induce un imprenditore senza scrupoli a cercare la rovina della squadra anche controllando i cronisti di una rete locale.
Tutti all'attacco è un omaggio al cinema di genere sportivo degli ultimi quindici anni e oltre. Di certo viene tenuto presente il film quasi di culto, L'allenatore nel pallone con Lino Banfi, ma non viene trascurato il recente successo dall'oriente Shaolin soccer, anche sfruttando l'entità numerica della popolazione cinese nella città di Prato. Nel cast si possono notare alcuni dei comici emergenti distintisi nello show televisivo Zelig, come Claudio Batta, Giovanni Cacioppo, Dado e Rosalia Porcaro, ed un ottima prova d'attore di Luis Molteni. Purtroppo il film non sempre è all'altezza delle premesse, e la nozione di "omaggio" rischia di sfiorare più volta il concetto di "già visto" con una trama già stata sfruttata in tutte le salse dal cinema Hollywoodiano (non solo di genere sportivo). E questo è un peccato perché gli attori sono molto generosi nell'interpretazione e nelle trovate, e lo stesso Ceccherini dimostra di aver raggiunto una certa maturità interpretativa. Ma il ritmo spesso manca e persino i divertenti dialoghi con la fotografia di Mazzone dopo un po' rischiano di diventare ripetitivi.
Tutti all'attacco è un film che oltretutto ha l'ambizione di "mostrare gli eccessi del mondo del calcio" (anche se nella scala della serie C), ma non riesce e probabilmente non vuole essere graffiante su questo piano, rientrando comunque nell'ambito di una comicità tradizionale. I riferimenti al doping, al giro di scommesse e ad uno sport sempre più strozzato dagli interessi, ben lungi dall'essere atti d'accusa restano degli espedienti puramente comici. Tutto sommato si sarebbe potuto fare di più e meglio, pur trattandosi di un'esperienza di un certo valore in termini di produzione e di cast.
Mauro Corso
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