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I Simpson - Il film
Chi non conosce i Simpson o non ha visto almeno una puntata, magari involontariamente, molto probabilmente ha passato gli ultimi diciotto anni in una caverna, “sotto sotto il mare” (tanto per citare l’indimenticabile puntata sulle molestie sessuali) o sulla luna. La giallissima famigliola di antieroi è ormai parte integrante del nostro immaginario televisivo e non, le loro serie sono state passate sul piccolo schermo decine, se non centinaia di volte, e chi li ama ha seguito le loro avventure senza mai stancarsi delle innumerevoli repliche. La caratteristica propria di quella che è stata definita dal Time “la migliore serie televisiva del ventesimo secolo” consiste nell’essere stato uno straordinario veicolo di cultura pop. I Simpson nelle oltre 400 puntate di vita hanno fagocitato, rielaborato e parodiato tutto quello che è avvenuto nel cinema, nella televisione e nella nostra contemporaneità tout court. Una sola puntata dei Simpson raccoglie in maniera potente e impercettibile il passato, il presente e con ogni probabilità il futuro della televisione.
Non è un caso che “The movie” si apra proprio con Homer che prende in giro noi, il pubblico accorso nelle sale a vedere qualcosa che potrebbe vedere in maniera più comoda ed economica nella sicurezza delle pareti domestiche. Il che costituisce il nocciolo fondamentale di un esperimento di questo tipo. Come trasporre un prodotto televisivo facendolo diventare cinematografico. Come fa il 4:3 del mini episodio di Grattachecca e Fighetto a esplodere nell’epicità di uno schermo panoramico 2:35:1 popolato di personaggi, paesaggi e situazioni comiche? Rispondere a questo quesito è stata la parte di lavoro che più ha impegnato le innumerevoli professionalità dietro le quinte di tale prodotto. Quindi sono state studiate inquadrature diverse, sono stati introdotti piani sequenza “più arditi” e di più ampio respiro rispetto alla limitata cornice televisiva e naturalmente è stata preparata una sceneggiatura in grado di tenere il ritmo per una durata complessivamente superiore ai tre episodi tradizionali.
Il risultato è evidente. Sarà molto difficile che un appassionato non si diverta di fronte alla stupidità di Homer, alla sentenziosità di Marge e alle carnevalate di Bart. Lisa peraltro è impegnata in una spassosa presa in giro di Al Gore e delle sue conferenze poi diventate film in “Una scomoda verità”. Forse gli appassionati più severi potranno obiettare che di “risvegli spirituali” di Homer ce ne sono stati a bizzeffe (vedi l’episodio dei peperoncini maledetti) e che le crisi domestiche sono state esplorate e sviscerate fino all’inverosimile. Lo straordinario dei Simpson però non è nel presentare temi già affrontati ma nel rivisitarli con spirito nuovo accompagnandoli con una nuova dose di arguzia. La trama (pur spassosa) di fronte allo spettacolo è del resto ininfluente. Degni di lode, una volta tanto, i doppiatori dei Simpson che in tutti questi anni non ci hanno fatto rimpiangere neanche per un secondo le voci originali.
La frase: "A che serve essere matto se non hai potere? Nessuno ti ascolta!".
Mauro Corso
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