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La città incantata











Pioniere del cinema d'animazione e da 20 anni sulla cresta dell'onda per la sua sempre geniale e innovativa vena artistica, Hayao Miyazaki torna sullo schermo nonostante un annunciato ritiro dalle scene. A farlo tornare sulle proprie decisioni, prese per questioni di salute, è stato l'inatteso successo nazionale e internazionale di "Principessa Mononoke", il primo film non americano della storia ad aver incassato oltre 20 milioni di dollari.
Con la "La città incantata" Miyazaki prosegue idealmente "I sogni di Totoro", riprendendo il racconto sull'infanzia. Qui però la piccola protagonista, contrariamente all'euforia infantile delle due eroine de "I Sogni", affascina soprattutto per la profondità dell'animo più che per il suo carattere. Chihiro è infatti una bambina testarda e capricciosa che la novità e la sorpresa impaurisce più che incuriosire. Cerca infatti di trattenere i genitori dal proseguire nell'esplorazione di quella città sconosciuta. Un istinto che gli eventi successivi riveleranno essere fondato. La piccola protagonista dovrà infatti salvare i due genitori curiosi trasformati da un incantesimo in maiali. Precipitata in un mondo di antiche divinità e creature malvagie, governate da una perfida strega, Chihiro riuscirà a salvare se stessa e la sua famiglia grazie al proprio coraggioso giudizio e pervicace volontà.

Una città magica dalla bellezza sfolgorante attraverso la quale il regista rappresenta il mondo moderno, altrettanto superficiale e colorato e pieno di lucenti inganni.
Ancora una volta il grande maestro giapponese racconta la realtà vestendola dei sogni di una favola, non tralasciando però temi importanti come la passione, l'amicizia, l'amore e l'ardimento.
19 milioni di dollari per un film prodotto da Ghibli Studio, società di produzione fondata dallo stesso Miyazaki e il collaboratore di sempre Isao Takahata, e realizzato per la prima volta con il sussidio della tecnologia. I disegni, tutti eseguiti a mano, sono stati infatti successivamente masterizzati e colorati al computer, assicurando un risultato magistrale per una storia che, utilizzando i fantasmi e gli spiriti delle leggende giapponesi, sottolinea l'importanza del linguaggio attraverso il quale la protagonista esprime, ancor prima dell'azione, il proprio intento.
Una favola 'vera' in grado di suggerire ai più piccoli come far fronte alle vecchie e nuove paure, regalando agli adulti irripetibili momenti di poesia.

a cura di Valeria Chiari

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