Quello che gli uomini non dicono

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Quello che gli uomini non dicono

NOTE DELLA REGISTA NICOLE GARCIA
Inizio sempre un film con una fantasticheria personale su una scena, o un frammento di situazione che mi sembra ricco di mistero e ambiguità, di una storia di cui si possa andare in cerca di ciò che viene prima e di ciò che viene dopo questa scena. Poi confido questa fantasticheria a Jacques Fieschi e Frédéric Bélier-Garcia. Ascolto le loro, parliamo. È così che tutto ha inizio.
Un po’ come una foto o un tableau enigmatici di cui dobbiamo svelare il significato, immaginando il racconto da cui è stato preso questo istante. Per QUELLO CHE GLI UOMINI NON DICONO mi sono venuti subito in mente due personaggi, legati da un muto sguardo nel cortile di una scuola: Pierre e Matthieu. Due uomini che si rincontrano trovandosi ai lati opposti di una vita e di un’ambizione di cui avevano sognato insieme, e che si erano persi di vista… Immediatamente mi sono entusiasmata per l’enigma del loro rapporto.
Ma quando ho iniziato a vedere cosa c’è sotto questo enigma in termini di azione ed affetti, mi sono resa conto che questo “mistero” mi stava portando troppo vicino ai miei film precedenti conducendomi verso territori di segretezza e colpevolezza con i quali avevo già avuto a che fare. Così ho preferito che questo duetto iniziale si mescolasse ad altri personaggi e ho scelto di cercare da qualche altra parte lo sviluppo del delicato soggetto che avevo intravisto….come se il mosaico fosse la tecnica migliore per descrivere il tema a cui, sebbene ancora in maniera confusa, aspiravo. Vale a dire, come gli uomini possano ingannare se stessi, prendendo in prestito una storia, un sogno, una fantasia che non è loro, e come, in questo smarrirsi, possono tornare in sé. Raccontare tutto ciò attraverso degli scorci di vita, frammenti biografici, che messi insieme raccontino una battaglia comune.


Tutto è visto attraverso lo sguardo di un bambino, Charlie. Avevo già ripreso dei bambini in UN WEEK-END SU DUE, ma erano marginali rispetto al personaggio principale. Charlie è un ragazzino di undici anni, disarmato, ostaggio della sessualità di suo padre. Romperà il silenzio stabilito da suo padre ed emergerà dall’alienazione del loro rapporto. È uno dei personaggi principali della storia, come pure l’epicentro della favola. Il suo sguardo spazza via tutti gli altri personaggi, come se si caricasse della loro incapacità, della cecità nella quale si dibattono. Il suo atto è terribile e puro.
In questo film, lo sguardo di ogni personaggio sembra una promessa di verità. Ci bastano poche parole per sentirli vicino ed identificarci con essi. Forse ho più fiducia nello sguardo che nella parola. In effetti, la sceneggiatura stessa si sviluppa in cerchi concentrici che partono da un altro scambio: quello tra Matthieu e Pierre quando si vedono per la prima volta nel cortile della scuola. Di quale enigma è portatore questo mutuo sguardo? Li lascia in una sorta di stato di “fissità in esplosione” come avrebbe detto André Breton... Anche lo sguardo di Matthieu su Adrien in treno all’inizio del film… quale umiliazione ha intuito e perché questo lo mette in difficoltà? Lui che apparentemente porta addosso il marchio del successo… e lo sguardo di Bertagnat su Séverine, quello di Charlie su suo padre...
C’è un legame intimo tra tutti i personaggi del film, che mi ha quasi sorpreso, ed è il risultato di un percorso inconscio. Sono molto vicini per quanto riguarda la meta ma molto distanti in termini di classe sociale, carattere e background. Li abbiamo tirati come fossero biglie. L’unità di questo campione di umanità è stata creata dal cozzare dei loro incontri. Questo cozzare modifica il loro percorso, e gli da una sorta di punto comune di fuga. Ma ancor più per un gioco di rimandi, di empatia tra le loro diverse sensibilità, come se in questa battaglia caotica per la vita finissero per fare, sebbene estranei gli uni agli altri, fronte comune. Sebbene reciprocamente ostili, in questa caotica lotta che è la vita sembrano aver finito per avere una causa comune. Ma non abbiamo voluto forzare nulla né creando i loro rapporti né dando un banchetto finale!
[continua...]



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