L'aria salata

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Quello che gli uomini non dicono
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Questo è certamente un film sugli uomini. Le donne agiscono da lontano, mostrano la strada, liberando gli uomini dalle loro illusioni paralizzanti. Bertagnat verrà salvato da Séverine, Pierre da Nora. Anche se questi lieti fine restano “traballanti”, incerti, per me sono comunque decisivi.
In un film del genere non bisogna essere troppo dispersivi, perdere di vista il filo conduttore del film. Abbiamo inventato progressivamente le nostre regole del gioco. Per esempio, dovevamo tenere a mente che quando lo spettatore ritrova un personaggio che ha lasciato qualche scena prima, il personaggio non può trovarsi nello stesso stato in cui si trovava quando lo si era lasciato, deve aver fatto qualche passo avanti. Come se, fuori campo, avesse avuto un percorso emotivo. Ognuno ha il suo percorso narrativo, ma drammaturgicamente non può che essercene uno per tutti. Durante le riprese, solo il produttore, Alain Attal, ha visto il girato. Non riuscivo a guardare quello che avevo fatto – il film si muoveva più velocemente dei giornalieri. Per quanto riguarda la direzione degli attori, Frédéric Bélier-Garcia ed io abbiamo adattato la scena che si doveva girare alle sensazioni che perduravano dalle riprese precedenti, come si farebbe, immagino, in un dipinto impressionista, o nella composizione di un’opera in cui ogni frase vocale debba essere costantemente pensata in base alla liricità globale.



Con Emmanuelle Castro abbiamo conservato le cose più belle di ogni scena, in un atmosfera di grande fiducia e collaborazione. Le sue idee, le mie idee, le sue proposte che ho rifiutato o accettato, hanno ordito un tessuto nel quale è apparsa gradualmente la vera anima del film. Nei cosiddetti “film corali” il personaggio trae sempre beneficio dalla scena che lo ha preceduto, della tensione di cui lo carica. Un lavoro di scrittura che ho cercato di mantenere durante le riprese ed il montaggio.
Una figura centrale nel film è l’uomo preistorico Dirk. Ci domandavamo cosa avesse stimolato il desiderio di questo uomo preistorico a lasciare un giorno la sua tribù. Perché ha lasciato i suoi compagni, perché si è addentrato in questo deserto di ghiaccio? È l’enigma della sua partenza ad essere reinterpretato dai sette personaggi del film. È quasi un’eco della loro ricerca, del loro ambire ad altrove, nella confusione delle corse di volta in volta sociali, giornaliere, sessuali, e poliziesche in cui si dipanano i loro destini. È come l’impulso arcaico che ci chiama a raccolta, di volta in volta, a nostro rischio e pericolo.




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