10 Settembre 2009 - Conferenza stampa
"Il grande sogno"
Intervista al regista e al cast.
di Federica Di Bartolo
Alla conferenza stampa di presentazione del film italiano in concorso alla 66° edizione del Festival di Venezia erano presenti il regista, attore Michele Placido e due, fra i tre interpreti principali: Riccardo Scamarcio e Jasmine Trinca. Il grande assente è Luca Argentero che sembra non sia potuto venire a Venezia perché sta girando un film con Julia Roberts. A coordinare la conferenza è stato Carlo Rossella che ha oltretutto introdotto il tema del Sessantotto. Una conferenza animata, che ha visto il regista e attore italiano rispondere con passione alle domande e accalorarsi soprattutto per l'ultima postagli da una giornalista spagnola.
C'è una scena del film in cui si fa riferimento alla vicenda di Valle Giulia che vide l'intervento di Pier Paolo Pasolini riguardo al comportamento dei poliziotti. Lei, che allora era un giovane poliziotto, in che modo visse quella situazione?
Michele Placido: Io ho raccontato una storia, la storia di Michele Placido, attraverso il personaggio di Nicola, di un giovane poliziotto arrivato a Roma dal Meridione con il sogno di diventare attore, e insieme alla mia anche quella di una ragazza che faceva parte della memoria del mio co-sceneggiatore Angelo Pasquini, mentre il personaggio di Argentero arriva dai ricordi di un mio amico di Torino. Sono storie vere, la chiave è lì per chi la vuole intendere. Pasolini scrisse una lettera in difesa dei poliziotti, ma devo dire di non essere del tutto d'accordo con lui, perché quei borghesi che lui attacca, quelli che secondo lui avrebbero dimenticato presto il '68, sono stati i miei primi veri insegnanti. Mi hanno insegnato a vedere il mondo diversamente, hanno influito sulle mie scelte successive. Se nel 1973 ho rifiutato "L'anatra all'arancia" e i soldi facili di Cecchi Gori per fare teatro a Siracusa, lo devo a quei ragazzi. E invece di andare a fare il film sono andato a fare teatro a Siracusa. È dalle letture che mi hanno fatto conoscere, dai film che mi hanno fatto vedere che è cominciato il mio percorso sia come uomo sia come attore e soprattutto mi hanno insegnato a fare le cose con passione e per passione, ed è questo ciò che vuole dire il film: "Il grande sogno". La lettera di Pasolini comunque fu profetica. Per quanto mi riguarda, io credo di stare ancora facendo il '68 attraverso il mio lavoro.
Il cinema spesso guarda agli anni del '68. Il suo è uno sguardo nostalgico o la sua intenzione è quella di fare da filtro per una riflessione sulla nostra realtà contemporanea, sul presente?
Michele Placido: Il film sta già funzionando in questo senso. Sto ricevendo innumerevoli richieste di proiezioni da università e associazioni anche di destra. Viste quelle che sono le mie idee, tendo ad andare in un'altra direzione, ma dialogherò volentieri anche con la destra, perché indurre a pensare, creare dibattito è per me una cosa davvero fondamentale.
La scena finale allude al fatto che il '68 uccise i sogni che aveva generato?
Michele Placido: Non direi, il finale del film rappresenta la chiusura del percorso di diverse esistenze durante quell'annata. Il mio alter ego realizza il suo sogno, diventa attore, ma so che le strade di molti miei amici di allora hanno preso una piega molto diversa, alcuni hanno partecipato alle attività violente degli anni successivi.
Il cinema continua a parlare del '68, possibile che i cineasti non si interessino a noi che facciamo parte di un'altra generazione? Si parla sempre di apatia e afasia della nostra società, perché non mettere su pellicola quella?
Michele Placido: Mi sembra che ci sia interesse anche per le storie contemporanee, ma dovrebbero farlo i giovani, però è anche vero che ci sono film che raccontano benissimo una storia attuale come Francesca Comencini con "Lo spazio bianco". Sono quindi d'accordo con lei, è giusto che si facciano film sulle generazioni più giovani, ma dovrebbero farle i cineasti della sua età, noi tendiamo sempre a guardarci indietro!
Lei parla de "Il grande sogno" come di un film personale e non ideologico. Poco tempo fa, però, ha dichiarato che le piacerebbe fare un film su Craxi. Qual è il suo rapporto con la politica?
Michele Placido: Non ce la faccio a stare lontano dalla politica, non posso fare a meno di essere immerso nella politica. Sono spesso tentato di occuparmene anche nella sfera privata, ma poi mi dico che è meglio che continui a limitarmi al mio lavoro. Certo, se dovessi dedicare questo film a qualcuno, lo dedicherei al direttore Dino Boffo de "L'Avvenire", una persona che davvero incarna lo spirito del '68 da rivoluzionario. Anzi, vorrei scrivere un monologo sul suo caso, una vicenda di ingiustizia e di violenza che in passato avrebbe ricevuto ben altra solidarietà.
Quali sono le conclusioni politiche del suo film? Alla fine c'è o no un'allusione alla nascita delle Brigate Rosse?
Michele Placido: No, il film non è sulle Brigate Rosse o BR, è il mio diario personale, anche se ci sono echi nel finale. Dovete capire che il '68 non ha ucciso nessuno, c'era un'atmosfera gioiosa e pacifica, si ballava e ci si divertiva. Le cose sono cambiate a partire dall'episodio di Valle Giulia quando si andò al Piazzale Belle Arti i ragazzi avevano solo uova e pomodori da tirare ai poliziotti, però la reazione fu talmente violenta da innescare un atteggiamento diverso nei ragazzi, da allora è cambiato tutto.
Come vede "Il grande sogno" in rapporto a un film come "The Dreamers" di Bernardo Bertolucci?
Michele Placido: Io e Pasquini avevamo da poco iniziato a buttare giù le prime pagine di questo progetto quando venimmo a sapere del film a cui stava lavorando Bertolucci, per cui mettemmo da parte il nostro progetto. Solo qualche anno dopo Angelo è riuscito a convincermi a riprenderlo in mano ed abbiamo apportato delle modifiche, perché il progetto era incentrato su un ragazzo che arriva a Roma dal Sud d'Italia e scopriva il cinema.
Come si sono preparati Jasmine e Riccardo come vi siete preparati per il vostro ruolo?
Jasmine Trinca: C'è stata una preparazione comune, abbiamo tutti visto film, letto libri, esaminato documenti su quel periodo. Sono una persona curiosa quindi sapevo già molto del '68, ma Michele, in particolare, mi ha chiesto di leggere alcuni la "Lettera a una professoressa" di Don Milani, per il background cattolico di Laura e "Memorie di una ragazza perbene" di Simone De Beavoir, che invece prefigura quello che il personaggio diventerà, una sorta di protofemminista che ha in comune con il personaggio una liberazione sessuale che la rende un soggetto e non più un oggetto. Quindi anche la liberazione sessuale fa parte di un percorso molto preciso di liberazione del sé.
Riccardo Scamarcio: Nel mio caso la preparazione è stata diversa, dato che il mio personaggio doveva avere un candore e una curiosità che erano quelli dell'ispiratore, Michele Placido. Avendo lui vicino, non mi serviva molto di più per conoscere il personaggio di Nicola. Dato l'elemento autobiografico Michele era la persona adatta a guidarmi. C'è però una scena in particolare che mi ha fatto capire qualcosa in più di quello che è stato il '68, ed è quella in cui Nicola cerca di rubare un bacio a Laura, Michele mi ha spiegato come erano diverse le cose, infatti allora non era facile baciare una ragazza. Ho capito che quell'atteggiamento impacciato di Nicola apparteneva a tutta la cultura sessantottina Mi ha fatto capire un mondo che mi fa tenerezza e che oggi non c'è più.
Non è contraddittorio farsi produrre e distribuire come film da una compagnia come la Medusa che appartiene al gruppo finanziario del Governo?
Michele Placido [qui è esploso e ha attaccato la giornalista straniera]: Berlusconi non so chi è e neanche lo voto. Ma vorrei sapere con chi dovrei girarli, i film: li ho fatti con la Rai e mi avete contestato, li faccio con Medusa e protestate. Finiamola con questi massacri. Da chi dovrei prendere esempio, dagli americani? Voi dichiarate le guerre, invadete, mandate la gente a morire e poi ci fate i film per dimostrare quanto siete buoni... Ma andate a quel paese!
Quando ha saputo che era spagnola ha dichiarato:
Ah sei spagnola…Anche peggio!
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