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Il grande sogno
Dopo le polemiche suscitate a Venezia dai toni usati dal regista e attore Michele Placido alla conferenza stampa di presentazione, il film registra un aumento del numero di spettatori curiosi di vedere e capire. "Il grande sogno", questo è il titolo della nuova regia dell’attore, è uno dei pochi film italiani in concorso al festival lagunare. Come ha più volte ribadito lo stesso Placido è un’opera fortemente autobiografica e con molti riferimenti a personaggi reali ancora viventi che provengono non solo dal suo passato, ma anche da quello di alcuni suoi amici e collaboratori. Un lavoro complesso, che ha avuto anni di gestazione e che ora dopo "Romanzo criminale" vede finalmente la luce, sebbene non possa essere definito come uno dei capolavori del regista. La pellicola, come appare evidente già dal titolo, parla dei sogni, ognuno dei personaggi presenti nel film ha un sogno da realizzare e combatte per poterlo raggiungere sia che abbia un respiro universale sia del tutto personale. Sono giovani sessantottini che desiderano cambiare il mondo a partire dalla stessa Università che vorrebbero aperta a tutti e non solo alla borghesia.
La scena si apre nel 1967 mentre alcuni giovani universitari cominciano a guardarsi intorno e a desiderare la libertà, a cercare di liberare la società dai vecchi schemi e dalla divisione in classi.
I protagonisti sono Nicola (Riccardo Scamarcio), un ragazzo pugliese, che lavora in polizia e si trova coinvolto nelle manifestazioni studentesche come spia, ma questo giovane del Mezzogiorno ha un sogno: vuole diventare attore. E’ qui che conosce Laura (Jasmine Trinca), una ragazza della buona borghesia cattolica che vuole un’Università libera e aperta a tutti. Si crea fin da subito il classico e scontato triangolo amoroso, infatti, Nicola è innamorato della ragazza, che è però combattuta fra lui e il leader del movimento studentesco, Libero, interpretato da Luca Argentero. La situazione si complica quando le scelte politiche di Laura coinvolgono anche la sua famiglia, tra cui il fratello più piccolo che decide di partecipare a questa rivoluzione ideologica e culturale. La pellicola, nonostante le buone intenzioni, non brilla particolarmente a causa dei numerosi stereotipi, a causa di personaggi poco definiti e approfonditi, ma soprattutto per una sceneggiatura che sembra abbozzata, anche se in pratica rappresenta la giovinezza romanzata di Michele Placido. Solo l’insegnante di recitazione, interpretata da Laura Morante, appare caratterizzato, dotato di passione e vitalità, peccato che sia un personaggio solo di passaggio. Sembra che fra il pubblico e il film vi sia come un filtro, forse quello della memoria del regista, ma nulla riesce a far veramente presa sullo spettatore. I personaggi si muovono, parlano e agiscono in un periodo di grande fermento sociale e culturale che però non viene mai definito perfettamente, solo accennato. "Il grande sogno" non sembra riuscire ad esprimere la forza e la vitalità di quei giovani e la passione che li animava, quei pochi elementi rappresentativi sembrano arrivare allo spettatore quasi ovattati. Il film è comunque un prodotto da apprezzare almeno per la capacità di parlare ai giovani, sebbene il ’68 rappresentato sia in realtà secondo l’ottica di Placido da giovane, è descritto in base ad uno degli infiniti punti di vista di allora. Forse è oltremodo riduttivo parlare di "Il grande sogno" come un film sul ’68, perché in realtà è la vita dell’attore adattata al cinema, è una storia d’amore che si lega volente o nolente ad un periodo storico importante per il Bel Paese.
La frase: "Cominciate a migliorare voi stessi, il testo è lì da 100 anni e non sarete voi a migliorarlo".
Federica Di Bartolo
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