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Se devo essere sincera
Adelaide, professoressa di italiano (Luciana Littizzetto) ha un marito insegnante di scuola guida, Renzo (Dino Abbrescia). Un'amica (Donatella Finocchiaro) raccoglie i suoi pensieri e viceversa. Una collega supplente viene trovata morta. Un tranquillo ispettore (Neri Marcorè) indaga sulle sue conoscenze ed entra in sintonia con la voglia di indagare di Adelaide. La professoressa si abbandona all'istinto di cercare il colpevole e a quello di farsi apprezzare da un uomo, quando il marito non la degna più di attenzioni e la ritiene depositaria di una bellezza di nicchia, da appassionati.
Il vino assaporato insieme all'ispettore Gaetano aiuta i due ad avvicinarsi e fondere il proprio bisogno di affetto. I dubbi sollevati dal rapporto di amanti, vengono fugati verificando i costanti indizi di tradimento lasciati dal marito, che finchè non sospetta reciprocità di comportamenti, poco indugia sui ritardi ed assenze della moglie. In un momento goliardico, implora la moglie di non essere sincera qualora un giorno dovesse tradirlo, ed anche di fronte a suppliche e tardivi ripensamenti, invoca una sana bugia, piuttosto che una triste realtà. Le storie procedono di pari passo, gli elementi del crimine conducono le indagini nei pressi della casa della protagonista, o più precisamente in quella dell'amica, la quale si accompagna con un artista dedito alle mille forme delle spirali. Prima di avvitarsi su se stessa, la storia prende un verso e definisce la sua morale. Meglio una menzogna che lascia aperta una speranza, piuttosto che una verità che chiuda per sempre la porta in faccia al matrimonio.
Davide Ferrario, chiamato a dirigere una storia non sua, con mestiere asciuga i personaggi facendoli filare su un giusto binario che lascia molti spazi alla brillante comicità degli attori, ed asseconda poco il richiamo della gag e del riso isterico. Con mestiere gira una storia al femminile, fin dalla sceneggiatura (Pavignano-Littizzetto), e taglia il tutto con una buona dose di ritmo e leggerezza. La protagonista si libera della maschera televisiva dando vita ad un personaggio effervescente ed autoironico come tutti la conoscono, ma credibile all'interno di una storia ambientata nella Torino tanto sua quanto della co-sceneggiatrice. Neri Marcorè in punta di piedi e con l'aiuto di un dialetto non suo, tiene bordone alla protagonista, come un po' tutti gli attori che coralmente sostengono una vicenda senza tanti colpi di scena o scene da cineteca. Si ride, non ci si annoia, e non ci si arrabbia con il cinema italiano spesso fatto solo da chi ha più gettoni presenza sul piccolo schermo.
Andrea Monti
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