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Salvador - 26 anni contro
Agli inizi degli anni Settanta si forma in Spagna il Movimento Iberico de Liberacion, un gruppo di giovani militanti nel partito di estrema sinistra che si pone come obiettivo, attraverso una lunga serie di rapine e azioni provocatorie, quello di finanziare l'ala più militare del movimento. Tra loro c'è Salvador Puig Antich, un ragazzo introverso e lunatico, ma dal fine e sensibile intelletto. Inizialmente le azioni vanno tutte a "buon fine" dando al gruppo una sorta di invulnerabilità, ma quando in una rapina rimane ferito un impiegato le cose cominciano a precipitare. La polizia, frustrata dalle continue imprese del movimento, riesce a tendere un imboscata in cui perde la vita un giovane ispettore, ma che vale l'arresto di Salvador. Da quel momento comincia una lotta contro il tempo per bloccare la condanna a morte del ragazzo, l'ultima avvenuta tramite la micidiale trappola della garrota...
Grido di protesta e di denuncia verso uno dei fatti che più scosse la Spagna in quegli anni, e di cui si sente ancora oggi l'eco silenzioso e distante. Quello verso Salvador Puig Antich fu un atto criminoso quanto inutile compiuto da un regime militare che, messo sotto scacco dall'ETA, scelse il giovane come capo espiatorio. Il film di Manuel Huerga, qui alla sua seconda prova dietro una macchina da presa, racconta la difficile vicenda del Movimento Iberico de Liberacion concentrandosi sulla vita di Salvador, sui suoi rapporti con le donne, gli amici, la famiglia e, naturalmente, la politica. Per fare ciò, il regista divide il film in due parti ben precise: la prima in cui si racconta, attraverso gli occhi dello stesso protagonista (ottimamente interpretato da Daniel Bruhl), la vita di Salvador nel movimento; la seconda in cui vediamo gli ultimi momenti della sua vita passata in prigione in attesa della sentenza definitiva di morte. Dal punto di vista registico, sottolineando quegli anni con un accompagnamento sonoro rock duro e avvincente, si assiste ad una serie di intuizioni visive davvero interessanti (come l'utilizzo della dissolvenza in bianco atta a rendere le figure delle mere ombre di se stesse) che donano alla visione complessiva un curioso, quanto riuscito, senso di appartenenza a quegli anni. E così che nell'ottimo montaggio, incalzante e filmicamente corretto, appaiono immagini di "Valentina" o colorazioni psichedeliche. La musica, come accennato pocanzi, attinge a Bob Dylan, Jethro Tull, o King Crimson: scelte non scontate e di buon gusto. La recitazione, infine, si attesta su buoni livelli interpretativi, pur con attori giovani e non propriamente esperti.
"Salvador - Una vita contro" è un buon film di cronaca, denuncia, e riscatto con l'unico difetto di non raccontare davvero fino in fondo il background politico di quegli anni, invece tratteggiandolo appena: atteggiamento che avrebbe regalato alla pellicola quella completezza in più che ci si aspettava. Così com'è rimane un buon film (malgrado la retorica pacifista nei titoli di coda), ma forse un pò troppo indirizzato a quel pubblico che conosce bene la drammatica storia di Salvador Puig Antich e del suo Movimento Iberico de Liberacion.
La frase: "...La storia è nostra ed è scritta dal popolo..."
Diego Altobelli
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