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Lilly's Story
"Gli americani sono un popolo pacifico. Non combattano mai in casa propria ma solo in casa degli altri."
Sembra l'inizio di un film no global ed invece è una battuta che il regista greco Robert Manthoulis fa pronunciare ad un rifugiato del suo paese fuggito in Francia dalla dittatura dei Colonnelli durante gli anni '70.
"Lilly's story", presentato nella Sezione Controcorrente della 59º Mostra del Cinema di Venezia, è un film davvero sorprendente per freschezza ed attualità nonostante la storia che racconta.
Il film si distribuisce su più livelli narrativi. Il protagonista è un cineasta (Bruno Putzulu, "Eloge de l'amour") censurato dai colonnelli che vive a Parigi e sta scrivendo una sceneggiatura di un film in cui si parla delle violenze e delle torture che la giunta fascista usa riservare ai suoi oppositori politici dal titolo, per l'appunto, di Lilly's story". La narrazione principale si alterna con gli aneddoti dei vari rifugiati politici greci che negli anni '70 erano sparsi per l'Europa. Una umanità vasta e variegata ricca di piccole storie come possono esserle quelle degli uomini in fuga.
"Tutta una vita a dirsi addio" questa è l'amara considerazione di uno di questi all'ennesima partenza da una stazione. Con questi due livelli si intersecano dei brevi flashback dei ricordi di chi aveva anche vissuto l'esperienza della guerra partigiana durante l'occupazione tedesca e le vicende personali dello sceneggiatore durante le sue esperienze cinematografiche in Grecia.
"Lilly's Story" è un film articolato e complesso, che solo grazie alle doti di grande narratore di Manthoulis riesce di semplice e piacevole lettura grazie ad un montaggio di rara accuratezza che nobilita uno script già di per sè ottimamente orchestarato, chiaramente il risultato di numerose riscritture.
Il lavoro è ulteriormente impreziosito dalla bravura degli interpreti, tra cui una piccola bella parte della nostra Anna Galiena che racconta un gustosissimo aneddoto, che entrano a pieno nello spirito del film che, pur nell'importanza del tema trattato, riesce a far sorridere ammantato da una scanzonata ironia ed autoironia.
Il film di Manthoulis, che si definisce emblematicamente un Europeo con origine greche, vuole anche essere un omaggio a Melina Mercouri, l'indimenticata attrice ellenica, che condusse una rabbiosa battaglia personale contro il regime fascista dei Colonnelli, subendo ella stessa dei terribili maltrattamenti. Le immagini di repertorio della grande attrice greca sono tra le più toccanti del film.
Un film particolare che vi consigliamo di vedere. Ne rimmarete piacevolmente sorpresi.
Das
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