La schivata
L'inesauribile creatività delle distribuzioni cinematografiche nel tradurre i titoli originali non ha funzionato con il poco allettante "La Schivata" che rimane tale e quale dal francese all'italiano, forse perché gli sforzi di traduzione, come ci tiene a sottolineare il solerte Ufficio Stampa, si sono concentrati sull'impossibile slang adolescenziale della Banlieu parigina.
E così appena il film inizia le nostre orecchie si trovano subito a tu per tu con una valanga di "Fratelli", "Sorelle", "Tampinamenti" ed "Attizzamenti", ma anche con il raffinato linguaggio settecentesco di Pierre Marivaux e con le sue schermaglie amorose.
Quelle che la bionda Lidia, tutta presa dal suo bel costume di scena, deve mandare a memoria per una recita scolastica del "Gioco del caso e dell'amore".
Il suo amico Krimo è perdutamente innamorato di lei, a tal punto che riesce a farsi cedere la parte di Arlecchino da un suo compagno per starle più vicino; ma quando le chiede di "uscire insieme" Lidia è confusa, non sa dare una risposta e scatena il subbuglio nel microcosmo multietnico dei ragazzi, chiuso nei suoi rigidi codici di comportamento. Krimo non potrà evitare che la "schivata" amorosa della commedia si trasformi in una schivata reale ai suoi danni.
Abdellatif Bechiche abbandona il linguaggio del docu-film di "Tutta colpa di Voltaire" e questa volta porta sullo schermo le tematiche che gli sono care in forma di fiction vera e propria; ma soprattutto ha il merito di portarci fuori dal "luogo comune" delle periferie sbandate, raccontandoci e bene (il film è candidato al Cesar, l'Oscar francese) i sentimenti dei figli dell'immigrazione.
Sullo sfondo di un ambiente carico di violenza e di violenze, la storia si sviluppa al ritmo dell'inarrestabile flusso di parole dei protagonisti, anche se forse l'eccessiva lunghezza della pellicola non giova alla tensione drammatica, che qua e là si perde.
Bello ma un po' ripetitivo il montaggio veloce dei primi piani e dei dettagli sempre alla ricerca degli sguardi e degli occhi dei ragazzi (tutti attori non professionisti), a cominciare da quelli innamorati e delusi del Krimo di Osman Elkharraz, che dopo aver rinunciato ad Arlecchino e Marivaux non ha più il coraggio di incrociare quelli perennemente irrequieti della "sua" Lidia (Sara Forestier) e a malincuore la lascia andare per la sua strada.

Max Morini

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