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In un altro paese
Ci voleva un giornalista americano, Alexander Stille ed un suo libro: "Cadaveri eccellenti", per ispirare un documentario cinematografico sulla nostra, italianisssima, Mafia. E' da qui, infatti, che parte "In un altro paese" il film di Marco Turco (Vite sospese) per ricostruire la storia del rapporto tra Cosa Nostra e lo Stato italiano della prima repubblica. In verità di documenti analoghi ne abbiamo visti spesso in televisione (come non ricordare la splendida puntata di Blu Notte "La mattanza" dello straordinario Carlo Lucarelli?) ma parlarne un po' di più, soprattutto al cinema, non fa certo male (mai un documentario sulla mafia è stato distribuito al cinema).
92 minuti per spiegare e ripercorrere la storia della mafia dalla fine degli anni 70 ai giorni nostri.
Sono tanti e tutti di enorme importanza i fatti e i personaggi che hanno caratterizzato questo lungo e ancora non finito percorso, che scegliere bene cosa includere e cosa tener fuori dal racconto sembra un'impresa impossibile. E probabilmente agli occhi di molti di noi italiani tanto di quel non detto in "In un altro paese" sembrerà un errore imperdonabile, ma il film per essere fruibile anche all'estero( è una coproduzione con la BBC e France2) ed avere una distribuzione appetibile ha dovuto fare dei sacrifici. Il nobile fine lo giustifica (la versione dvd dovrebbe avere un'ora in più di materiale).
Ci si è concentrati così sui due nostri eroi più famosi nella lotta alla mafia: Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Come un ellissi (più un necessario post scriptum sul presente) il film di Marco Turco parte dalle dichiarazioni dell'ex presidente del Tribunale di Palermo (dal quale organizzò il famoso pool antimafia) Antonino Caponnetto alla notizia dell'uccisione di Paolo Borsellino ("E' tutto finito!") per ripercorrere a ritroso (con interviste e filmati d'epoca) la storia dei suoi due famosi magistrati, le loro vittorie, il loro isolamento politico, le loro tragedie. E grazie a loro ritroviamo eventi storici del nostro passato recente come la cattura di Tommaso Buscetta, il maxiprocesso dell'Ucciardone, l'omicidio Lima...
Inutile sindacare sul giudizio positivo del film: è tale lo schifo che si prova vedendo ciò che (forse) già si conosce (magari anche a memoria) che non si può non ritenere opportuno un suo ennesimo (?) ricordo. Forse ci sono letture più esaustive al riguardo, con qualche digressione in meno (le sequenze con Stille protagonista non convincono troppo) e qualche fatto in più, ma ricordiamoci sempre di ciò che disse Sciascia "Il nostro è un paese senza memoria e verità, ed io per questo cerco di non dimenticare"...
La frase: "La battaglia contro la Mafia si fa in Sicilia ma si vince a Roma".
Andrea D'Addio
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