Interstellar
L’esplorazione dei confini dell’universo assume una nuova dimensione cinematografica in “Interstellar”, una vera e propria fatica per Christopher Nolan.
Il regista britannico, tra i più apprezzati a livello mondiale, dopo la trilogia de “Il Cavaliere Oscuro” e film complessi quali “Inception” e “Memento”, realizza un’opera sorprendente e meticolosa per la veridicità scientifica che porta sul grande schermo. Linearità, purezza, visione…no non stiamo parlando degli Iphone di Steve Jobs, ma di un modo di fare fantascienza, incredibilmente affascinante.
Nolan per l’ennesima volta invita lo spettatore ad entrare con lui all’interno di un’avventura che, per essere compresa, ha bisogno di grande attenzione e stimoli cerebrali. I suoi lungometraggi, e in questo caso mai l’aggettivo lungo è più che mai esatto, non sono per tutti, ma regalano emozioni vere e reali. La sceneggiatura e gli effetti visivi, ancora una volta affidati al collaboratore storico e premio Oscar Paul Franklin, sono rese così veritiere e dettagliate grazie alle teorie di uno dei fisici contemporanei più apprezzati, Kip Thorne.
Nolan sfoggia un cast davvero “stellare”, partendo dal protagonista Matthew McConaughey, nei panni dell’ingegnere e pilota spaziale Cooper. Il premio Oscar per “Dallas Buyers Club” sta vivendo una nuova giovinezza, iniziata con “Killer Joe” e proseguita con “Magic Mike”, “The Wolf of Wll Street”, ma anche sul piccolo schermo con quella che, per molti appassionati, è la serie tv migliore di tutti i tempi: “True Detective”. La sua compagna d’astronave è la Catwoman Anne Hathaway, premio Oscar per “Les Miserable”, che mostra nuovamente la sua straordinaria qualità di calarsi perfettamente in ruoli molto intimi, come quello della dottoressa Brand. Non ha bisogno di presentazione il “lungotenente” della Nolan family, il premio Oscar Michael Caine, qui non più nei panni del maggiordomo di casa Wayne, ma in quelli dell’ultimo luminare della fisica rimasto in vita. La figlia Murph da piccola ha il volto di una splendida Mackenzie Foy, la piccola Renesmee Cullen di “Breaking Dawn”. Soltanto 14 anni e un talento naturale per regalare una scena da lacrime con papà Matthew nel momento dell’addio. La sua controparte adulta è l’eroina di “Zero Dark Thirty” Jessica Chastain, chiamata dopo aver eliminato Bin Laden a salvare nuovamente il mondo dall’estinzione. Guest star Casey Affleck nei panni del figlio adulto Tom, e John Lithgow in quelli del nonno, mentre avrete una sorpresa finale con Matt Damon chiamato ad interpretare ancora una volta un ruolo da “cattivo”.
Sorprendenti i dialoghi tra Cooper e il suocero sulla veranda della fattoria “Esploratori, pionieri, non guardiani”. Una frase che certifica l’essenza del personaggio interpretato dal sex symbol hollywoodiano. La storia inizia in uno scenario desolante: la Terra è abbandonata al suo destino e piloti spaziali sono costretti a coltivare granturco, unica fonte di sostentamento. Le discussioni solite sulle scoperte dell’America, tra cui l’Apollo 11, fanno immancabile capolino, con le tempeste di sabbia compagne tremende della vita quotidiana. In una fattoria però sta per accadere qualcosa di incredibile e destinato a cambiare per sempre la tranquilla “pensione” di Cooper e della sua famiglia. Messaggi dal futuro o semplici casualità? La giovane Murph ha l’occhio e l’intelligenza capaci di guardare oltre ed ecco qui la svolta: prossima fermata nella sede segreta della NASA per iniziare una missione senza precedenti. Cooper lascerà indietro la propria famiglia e lotterà per riabbracciarla in una ricerca per la sopravvivenza della specie umana che, per lui, è molto più intima, una ricerca della via del ritorno verso l’amore. L’amore che controlla l’uomo nell’universo e lo spinge oltre i propri limiti, almeno secondo la sviolinata che Nolan per la prima volta nella sua carriera da in questi termini.
“Gravity” ha stravinto gli Academy 2014, i prossimi già hanno le prenotazioni di questo lungometraggio che, non tutti, saranno in grado di apprezzare come accaduto per l’opera di Alfonso Cuaron. McConaughey alterna scene alla “Guerre Stellari”, come nell’aggancio volante del Ranger all’Endurance, nave spaziale orbitale usata per la loro personale “mission impossible”, ad altre di un’umanità incredibile. Prima di essere astronauta in questo film è un padre, chiamato a scelte difficili per il bene di tutti, ma prima ancora della propria famiglia.
Nolan confeziona un regalo per gli appassionati del genere e non, un’opera da gustare sulle note meravigliose di Hans Zimmer, compositore particolarmente amato dall’Academy e in quest’occasione da brividi nelle scene spaziali dove riesce a trasmettere le sensazioni dello spazio infinito.
Qualche difetto è inutile negarlo c’è, come ad esempio alcune scene potevano essere tagliate per accorciare il tutto, ma alla fine il cineasta britannico vince una sfida difficile, come d’altronde è abituato a fare. Il finale regala anche una cartolina futuristica e visionaria, con il cameo del premio Oscar Ellen Burstyn. Vedete questo film, non serve volutamente essere astrofisici per comprendere i tunnel temporali generati da un wormhole in grado di trascinarti in una grande galassia o di un buco nero per guardare oltre la quarta dimensione, servono soltanto occhi e orecchie per godere di questa bella fusione di immagini e suoni ai confini dell’universo.
La frase:
"Troveremo una soluzione. Lo abbiamo sempre fatto".
a cura di Thomas Cardinali
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