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Gangster Squad











Un circo a tre piste. La metafora espressa in "Gangster squad" (basato, come recita il cartello iniziale, "su una storia vera", raccontata nell'omonimo libro di Paul Lieberman) ne costituisce la perfetta sintesi. Infatti, nella semplificante spettacolarizzazione della cronaca nera del 1949 a Los Angeles, nella prima pista si esibiscono i malavitosi, nella seconda politici e vertici delle forze dell'ordine corrotti e conniventi, nella terza pochi poliziotti onesti e rudi, costretti a combattere i criminali con i loro stessi metodi. Sostenendo che l'immobilismo del Bene fa vincere il Male ("la città è sottacqua, tu cerchi un secchio quando ti serve un costume da bagno"), questi ultimi mettono in campo una squadra segreta composta da un pugno di uomini con muscoli e cervello (più un registratore nascosto per spiare il nemico), che non prevede rapporti scritti e arresti, in missione quasi impossibile contro il boss di un impero in espansione fondato su prostituzione, scommesse e droga (l'eroina, considerata la sua arma migliore, che già faceva breccia nella zona afroamericana della città prima ancora di diventare – come avvenne in seguito - strumento per stroncare sul nascere i movimenti di ribellione).

Al primo film importante con un cast di livello dopo commedie e adattamenti cinematografici da videogames, Ruben Fleisher realizza un'opera d'intrattenimento in costume tirata anche troppo a lucido, con espressionismo delle caratterizzazioni, pochi dialoghi dalle battute lapidarie di genere e molta azione di un'iperviolenza barocca (il fermo immagine, durante le sparatorie, sulle esplosioni dei colpi d'arma da fuoco oppure il parallelo tra la punta di trapano conficcata in una testa e l'hamburger sulla brace). Mettendo in rilievo due personaggi-colleghi che avrebbero meritato pure migliore sviluppo, uno reduce dallla Seconda Guerra Mondiale che non ha smesso di combattere, incapace di vivere normalmente nonostante stia per diventare padre, l'altro mosso da vendetta e passione, la sua regìa sa comunque creare e mantenere tensione.

La frase:
- "Ce la possiamo fare?"
- "No"
- "Allora facciamolo".

a cura di Federico Raponi

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