Die Hard - Vivere o morire
E’ notte. Due adolescenti stanno amoreggiando all’interno di una macchina parcheggiata e, nonostante le rimostranze della ragazza, lui continua ad “allargarsi” nei palpeggiamenti. All’improvviso si apre la portiera, il ragazzo viene preso per il collo da due mani possenti e trascinato fuori dal veicolo: la ragazza in questione si chiama Lucy McClane e “Ti ha detto di lasciarla stare!” sono le prime, inconfondibili, parole pronunciate da John, il suo amorevole paparino.
Die Hard 4 (che, per la prima volta, ha ottenuto dall’MPAA un PG 13 invece della solita R) comincia come uno slasher degli anni 80 ma, invece del maniaco mascherato, irrompe sulla scena uno dei poliziotti più amati e rispettatati dell’intero firmamento hollywoodiano: John McClane, sempre più stanco, sempre più indolente ma pronto, ancora una volta, “to kick-ass the bad guys”. Diciamolo subito: in un periodo di fiacchi remake e stinti sequel, è un piacere rivedere sullo schermo Bruce Willis (che, nonostante gli anni, mantiene il physique du role) nel ruolo che lo ha reso famoso. Die Hard 4 è un concentrato di azione e adrenalina (senza rinunciare alla consueta dose di humour, dote essenziale del personaggio principale) e, tra le avventure di John McClane, è il film che più cerca di avvicinarsi allo spirito della pellicola originale. La storia inizia con il nostro eroe (e l’aggettivo possessivo non è usato a caso visto che da un recente sondaggio americano, John McClane risulta uno dei personaggi di celluloide più amati dal pubblico) che, costretto dal capo, si reca a casa di un giovane hacker di nome Matt Farrell (Justin Long): i computer dell’FBI sono stati violati e tutti i principali sospetti devono essere interrogati. Un compito facile per il “vecchio” poliziotto, se non fosse che i cattivi di turno cercano di eliminare Farrell in tutti i modi. Ovviamente McClane interviene e, come d’abitudine, si caccia in un guaio più grosso di lui: un cyber-terrorista chiamato Timothy Olyphant (Thomas Gabriel) ha deciso di organizzare un colpo di Stato mandando in tilt il sistema informatico degli Stati Uniti d’America. Sembra superfluo annunciare che...non ci riuscirà. La regia di Len Wiseman (Underworld) è dinamica ed efficace e le tante scene d’azione sono rese più spettacolari e “credibili” da un uso moderato del CGI in favore di stuntmen e “real action”. Nonostante il cattivo di turno (sciapo se paragonato ad Alak Rickman) sia identificato come un “terrorista”, la sceneggiatura di Die Hard 4 non risente troppo del clima “post 11 settembre” ma – e forse questo è il lato più debole del film – sembra scimmiottare la classica struttura del “Bond Movie”, con tutto il “carico” di non plausibilità che questo comporta. Per il resto: Yippie Kay-yay!

La frase:
- Matt: "Hai appena distrutto un elicottero con una macchina!"
- McClane: "Sì. Avevo finito le pallottole".

Paolo Zelati

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