In blu-ray la director’s cut di Midsommar - Il villaggio dei dannatiEdizione a triplo disco per Midsommar - Il villaggio dei dannati di Francesco Lomuscio13 novembre 201909:06
Approdato nelle sale cinematografiche italiane a fine Luglio 2019, viene reso disponibile in home video, da Eagle pictures, “Midsommar - Il villaggio dei dannati”, secondo lungometraggio diretto dall’Ari Aster che già aveva fatto parlare di sé grazie all’acclamato esordio “Hereditary - Le radici del male”, nel quale affrontò in salsa horror la tematica del dramma familiare attraverso la vicenda di una generazione di consanguinei impegnata a confrontarsi con la morte, le malattie mentali e la violenza psicologica.
Questa sua opera seconda viene lanciata in un’edizione combo che, oltre a contenere in dvd e in blu-ray la versione del film vista in sala, ovvero quella della durata di quasi due ore e mezza, include una card da collezione e un disco in alta definizione dispensatore della director’s cut – in lingua originale sottotitolata in italiano – di circa centosettanta minuti. Disco, quest’ultimo, privo di contenuti speciali, a differenza degli altri due che offrono entrambi, invece, il trailer italiano e quasi ventiquattro minuti di dietro le quinte.
Trailer italiano per Midsommar - Il villaggio dei dannati (2019), un film di Ari Aster con Florence Pugh, Will Poulter, Jack Reynor. Dani e Christian sono una giovane coppia americana con una relazione in crisi. Dopo che una tragedia [..] Disco la cui quasi mezz’ora in più è rappresentata in particolar modo da allungamenti di sequenze già presenti nel montaggio classico, al di là del momento riguardante un rituale a base di annegamento di un giovane. Ma, per coloro che ancora non hanno avuto modo di visionare “Midsommar – Il villaggio dei dannati”, precisiamo che si tratta di un racconto dell’orrore in fotogrammi mirato ad esaminare una vasta gamma di idee, dalla fedeltà personale alle influenze sociali sulle realtà culturali. Non a caso, è da un aspetto autobiografico legato alla rottura di una propria relazione durata tre anni che il regista parte per inscenare la storia di due giovani americani interpretati da Florence Pugh e Jack Reynor, i quali, in crisi, non solo sono tenuti insieme esclusivamente dal dolore di una tragedia familiare abbattutasi sulla prima, ma decidono di unirsi ad alcuni amici in un viaggio che ha come meta un festival estivo presso un remoto villaggio svedese. E, mentre – come avvenuto nel citato film precedente – nell’aria si respira qualcosa dei lavori di Roman Polanski e del cult seventies “The wicker man” di Robin Hardy, superata una lunga fase di presentazione si giunge al primo momento shock dell’insieme, nel corso del quale quella che doveva essere una spensierata avventura estiva nella terra della luce eterna si trasforma in un incubo ad occhi aperti. Perché tutto comincia a prendere una svolta sinistra dopo che gli abitanti del posto invitano i loro ospiti a partecipare alle festività che rendono il paradiso pastorale in questione sempre più snervante; man mano che si sguazza in mezzo a particolari danze, pasti e bevute rituali. Tutto messo in piedi con buona tecnica, lodevole cura estetica, l’inquietudine destinata ad entrare in gioco soprattutto nella parte conclusiva e un paio di situazioni altamente violente.
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