Paco de Lucía, la storia del flamenco, al cinema

Un maestro indiscusso nel suo genere, un chitarrista in grado d'incantarti con i suoi virtuosismi, un innovatore, coraggioso e geniale. Questo e tanto altro è Paco de Lucía, musicista spagnolo scomparso nel 2014 a soli sessantasei anni. Un artista ritenuto il re indiscusso del flamenco, che in molte occasioni ha anche collaborato con il mondo del cinema, come nel caso dell'intensa colonna sonora di "Vicky Cristina Barcelona". Ora a onorare la sua memoria arriva nelle sale "Paco de Lucía: La Búsqueda", film documentario che ci racconta la sua vita, attraverso le parole dello stesso artista. Per parlare del film abbiamo chiesto una recensione molto particolare, non scritta da un critico cinematografico classico, ma da un profondo conoscitore delle musiche andaluse, un noto chitarrista italiano di flamenco: Claudio Deoricibus. Lui stesso ci racconta di aver scoperto il "grande maestro" nel 1985 e da allora ha deciso di dedicargli tutta la sua vita e la sua carriera artistica. In tutte le sue opere si è, infatti, sempre ispirato a Paco de Lucia, così come nell'album "Cuarenta", uno dei suoi più grandi lavori, in parte dedicato proprio al genio della chitarra flamenca. Abbiamo anche saputo anticipatamente che Deoricibus sta ultimando En tu Alma, un EP interamente dedicato proprio al maestro Paco de Lucia e che presenterà prossimamente.
Deoricibus è un vero e proprio esperto quando si parla di Paco de Lucía, così ha curato per noi una critica con le sue impressioni e la sua personale soddisfazione sul documentario nelle sale dal 09 maggio: "Come ogni profondo conoscitore di un artista, mi aspettavo un film che rendesse omaggio al mio grande idolo Paco de Lucia, ma "La Busqueda" ha superato ogni mia attesa e ho capito subito che ero di fronte a una vera e propria opera d'arte, a uno dei più grandi film nella storia della musica".

---

Un film, che come dice lo stesso chitarrista: "ti conquista da subito, crea un contatto col maestro Paco, i cui racconti ti trasportano, ti emozionano, ti fanno viaggiare in luoghi ed epoche diverse" e ti permette di capire il suo percorso e le sue difficoltà come il fatto che "non sia stato facile assumersi la responsabilità di trasformare il flamenco in un linguaggio più comune per tutti nel mondo, in modo che ognuno lo avrebbe potuto finalmente conoscere e apprezzare".
Una pellicola da vivere, oltre che con lo sguardo, con il cuore, attraverso la pelle e con la passione che la musica di Paco de Lucía suscita nei suoi ascoltatori. Leggete la recensione completa a questo indirizzo e preparatevi a perdervi tra le note del film!