A Berlino trionfa Calin Netzer con Child's Pose

Trionfa alla 63esima edizione del Festival internazionale di Berlino il film romeno a "Child's Pose", che racconta il tentativo di una madre di salvare il proprio figlio dal carcere, nonostante la sua colpevolezza. L'uomo, infatti, ha investivo un bambino e rischia una condanna fino a quindici anni. La donna, appartenete alla classe privilegiata, tenterà di corrompere i testimoni affinché diano falsa testimonianza e cercherà di acquietare la famiglia delle vittime con allettanti somme di denaro.
L'Orso d'argento, invece, va alla produzione associata tra francesi e sloveni firmata da Danis Tanovic, "An Episode in the Life of an Iron Picker". La pellicola di Tanovic narra la drammatica storia di Senada, una donna che alla terza gravidanza ha un aborto spontaneo; il suo bimbo è morto, ma l'operazione che consentirebbe di asportare il feto dal corpo della donna ha un prezzo che lei non può permettersi. Così decide di tornare a casa, ma le sue condizioni si aggravano rapidamente.
Il premio in memoria del fondatore del Festival, Alfred Bauer, è stato consegnato al film canadese di Denis Côté, "Vic and Flo Saw a Bear", che racconta l'amore di Flo e Vic, vissuto nella foresta canadese, dove le due si dedicano ad escursioni e si godono lo scenario.
Il regista David Gordon Green, invece, si aggiudica l'Orso per la miglior regia grazie a "Prince Avalanche", in cui due cognati sono costretti a una convivenza di alcuni mesi che cambierà per sempre il loro rapporto, trasformandoli, dopo i litigi iniziali, in veri amici.
Per quanto riguarda le migliori interpretazioni, i vincitori sono Paulina García, grazie alla sua interpretazione di "Gloria", una donna quasi sessantenne e divorziata determinata a non passare il resto della sua vita, giorni e notti, da sola, e Nazif Mujic per "An Episode in the Life of an Iron Picker" in cui interpreta il marito della donna.
Menzioni speciali per "Promised land", dalla scorsa settimana nelle nostre sale, e "Layla Fourie", che racconta la storia di una mamma single, la Layla del titolo, che vive a Johannesburg e trova finalmente lavoro, ma la sua nuova occupazione mette in pericolo la custodia di suo figlio.