Wall-E
"E’ bruttissimo!!!", questo il commento di mia figlia di 4 anni e mezzo all’uscita della proiezione di "Wall-E", ultimo capolavoro della Pixar. Perché in realtà, anche questa volta, i maghi della casa della luce da tavolo, hanno creato un’opera d’arte bellissima, complessa e meravigliosa, ma è un film adulto per adulti, difficile da capire per dei bambini così piccoli. Per i primi 20 minuti i personaggi sono muti, l’azione è inesistente e il ritmo lento. Niente colori pop, i marroni e i grigi dominano su una terra desolata e abbandonata, dove si aggira solitario il robottino Wall-E, ultimo della sua specie, che tutte le mattine compatta i rifiuti e porta nel suo rifugio tutti quegli oggetti che attirano la sua attenzione.
L’arrivo di un robot iper tecnologico, Eve, cambierà la sua routine, sempre uguale.
Fino a quando i due robot si trovano sulla Terra il film procede in modo sorprendente, per le scelte estreme adottate da Andrew Stanton, la malinconia e la solitudine sono i sentimenti che permeano tutta la prima parte, la scelta del sonoro e delle musica è incredibilmente innovativa, l’incontro tra i due robot viene affrontato in modo non banale.
Quando però, dopo la scena più straziante del film in cui Wall-E si vede portare via Eve, i due robot si ritrovano sull’astronave diventata rifugio per il genere umano, scappato da una Terra sommersa dai rifiuti e ormai inospitale, le scelte si fanno più convenzionali.
Sull’astronave gli esseri umani si sono adagiati sulle macchine e possono vivere solo grazie a loro, sono diventati obesi nulla facenti e nulla pensanti, saranno un manipolo di robot impazziti e l’amore di Wall-E per Eve a salvarli.
E’ impossibile non commuoversi davanti a questi robot più umani degli uomini, che provano emozioni, si innamorano, si baciano, si disperano, desiderano, mentre gli essere umani sopravvivono incapaci di camminare, di toccarsi, di guardare oltre uno schermo, soprattutto incapaci di stupirsi, caratteristica principale di Wall-E, che con i suoi grandi occhi scruta il mondo, o meglio ciò che ne rimane, con immensa meraviglia, capace di trovare poetica una lampadina, un accendino, capace di provare emozione per una stretta di mano.
Un futuro apocalittico quello prospettato dai disegnatori della Pixar da cui potremmo salvarci solo imparando a emozionarci ancora davanti al fuoco di un accendino o sognando con un vecchio musical.

La frase: "Io voglio vivere, non sopravvivere!!!!!".

Elisa Giulidori

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