Valentino: L'ultimo imperatore
Senza scomodare Pu Yi e il capolavoro di Bernardo Bertolucci, bisogna necessariamente ammettere che nella storia della moda, l’ultimo vero, autentico, couturier ad essersi ritirato dall’attività è stato proprio Valentino Garavani.
Il film – documentario, girato in alta definizione da Matt Tyrnauer, che ha seguito lo stilista con le cineprese per due anni, dal luglio 2005 a quello 2007, ci mostra, forse per la prima volta, un Valentino inedito, sia pubblico che privato, sorprendentemente passionale ed "esplosivo".
Una carriera la sua, lunghissima, iniziata negli anni ’60 e costellata da enormi successi, che lo hanno consacrato tra i più grandi designer mai vissuti.
Il lavoro del regista è ovviamente, e giustamente, celebrativo nei confronti dell’uomo–artista, ma è anche un’intelligente, quanto minuziosa, esplorazione di tutto quel processo creativo che esiste, e che si compie, prima di ogni grande appuntamento e sfilata.
Dalla scelta meticolosa dei tessuti, al rapporto con il prezioso team di sarte, le prove d’abito, gli ultimi accorgimenti, il tocco del Maestro, tutto fa parte del grande processo di lavoro che si realizza in quei pochi minuti di passerella.
L’opera di Tyrnauer, inviato speciale di Vanity Fair Usa, va però oltre, già perché non parla solo di glamour, ma anche di una solida unione d’amore e d’amicizia lunga 45 anni, tra lo stilista nato a Voghera, e Giancarlo Giammetti, storico socio, e compagno di vita, non solo professionale.
Ma è soprattutto quel divismo di Valentino, quel suo essere buffamente eccentrico (basterebbe citare il volo in aereo con i suoi cinque carlini, o quando ad uno di essi lava i denti), quella sua veracità nascosta, ma anche quella sua emotività sincera, a farcelo scoprire, ed ammirare, ancora di più.
Una carriera, come detto, luminosa, eccezionale, impreziosita da rapporti e amicizie importanti, da Jacqueline Kennedy, vestita per anni, a Marella Agnelli, fino alle grandi attrici di Hollywood, una fra tutte, quella Julia Roberts, vestita con un suo abito, entrato già nella leggenda, che ritira il Premio Oscar per Erin Brockovich.
Ma è un Valentino che si racconta, che confida i suoi sogni di gioventù, quando ammirava l’eleganza di dive come Lana Turner, Hedy Lamarr, Judy Garland, Sophia Loren, Elizabeth Taylor, e di come quel desiderio di emergere, di voler creare qualcosa di inimitabile, lo abbia accompagnato, fino all’ultimo atto, straordinario, della sfilata – evento nell’Ara Pachis di Roma.
Un congedo dorato, anzi rosso, come quel colore, ormai diventato codice riconosciuto, simbolo di quella raffinatezza creatività, che lo hanno iscritto di diritto, per sempre, nel tempio dei grandi sognatori e comunicatori.
La frase: "Amo il bello, non è colpa mia (Valentino)".
Andrea Giordano
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