Time
Benché sia un regista estremamente prolifico, questo è il suo tredicesimo film in dieci anni, Kim Ki-duk riesce a non essere mai banale o scontato.
"Time" racconta il travagliato amore tra Seh-hee e Ji-woo; i due si amano profondamente ma lei teme che il tempo possa far affievolire questo sentimento.
La certezza alle sue paure le arriva una sera quando Ji-woo non riesce a fare l'amore. Seh-hee gli propone di immaginare un'altra donna e i due fanno sesso. Il giorno dopo la donna sparisce senza lasciare la minima traccia. Fugge per sottoporsi ad un intervento di chirurgia plastica, con la speranza di riaccendere la passione perduta. Ciò che vuole è modificare completamente il suo aspetto, non essere più bella ma solo essere diversa, convinta che il suo uomo sia stanco del suo volto sempre uguale.
Per sei mesi Ji-woo non sa più nulla di lei. Disperato e attonito, per la scomparsa della compagna, cerca di rifarsi una vita conoscendo altre donne. Ma il suo amore lo porta continuamente sull'isola di Mo, dove insieme avevano trascorso momenti felici.
Dopo mesi, ormai irriconoscibile Seh-hee torna da Ji-woo, senza rivelare la sua identità, ma con sua grande sorpresa scopre quanto ancora lui la ami. Con indosso una fotografia del suo vecchio volto Seh-hee, in una delle scene più belle, drammatiche e insieme divertenti del film, rivela a Ji-woo di aver fatto tutto questo perché lo ama moltissimo, vuole amarlo ed essere amata per sempre, cambiando la sua immagine e apparendogli continuamente come una donna diversa, l'uomo, offeso e sconvolto, l'abbandona. Ji-woo si reca dal chirurgo plastico che ha operato Seh-hee, perché anche lui vuole sottoporsi ad un'operazione per modificare completamente il suo aspetto.
Alcuni mesi più tardi, il dottore rivela a See-hee che Ji-woo le si presenterà con un volto completamente diverso, perché lui la ama ancora. Da quel momento, ogni volta che See-hee incontra un ragazzo, si chiede se non si tratti di Ji-woo.
Il viso non più specchio dell'anima, né proiezione dell'identità personale, ma un oggetto che può essere modificato, alterato, rifiutato, annullare se stessi per piacere all'altro, cercare di superare così la noia che il tempo porta con sé.

"Time" è un film denso di significati, di simboli, in una storia che si apre in modo quasi banale, ma poi avvolge lentamente lo spettatore nelle sue spire, nelle sue ossessioni e lo incanta.
E' probabile che Kim Ki-duk, un tempo pittore, si sia ispirato all'arte di Renèe Magritte, non tanto per i volti avvolti in lenzuola bianche come nei quadri sugli amanti ma per la rappresentazione realistica della storia, non più atmosfere sospese o lunghi silenzi, ma scene quotidiane, tanti dialoghi, per scardinare le situazioni più banali e trasformarle nelle più sconvolgenti, proprio come nella pittura di Magritte. Sembrano tratte dai quadri surrealisti anche le sculture che caratterizzano l'isola di Mo, contrasti, proporzioni e sproporzioni, pieni, vuoti, zone d'ombra e masse dense che, se da un lato creano incoerenza visiva, dall'altra ispirano lo spettatore.

Anche il trattamento di un tema di grande attualità, come la chirurgia estetica è affrontato in modo originale e personale. L'estrema insicurezza che attanaglia Seh-hee non è diversa da quella che spinge milioni di donne e di uomini a rifarsi, in Corea si è stimato che il 50% delle donne sia finito sotto i ferri chirurgici. A Kim Ki-duk non interessa il problema sociale ma i comportamenti umani, esplorare come lo scorrere del tempo possa influenzare le relazioni e come il nostro desiderio istintivo di cercare cose nuove possa influenzare le nostre scelte. E' interessante, però, che in questa continua ricerca di novità i protagonisti tornano sempre negli stessi posti, un continuo ritorno nei luoghi della passata felicità.

La frase: "Sei stanco del mio corpo sempre uguale?".

Elisa Giulidori

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