The Dreamers - I sognatori
Se vi avessero chiesto quale è il film di Bernardo Bertolucci ambientato a Parigi e praticamente girato quasi interamente in un appartamento, cosa avreste risposto? Naturalmente, "Ultimo tango a Parigi". Se però aggiungete che il film è ambientato nel 1968 e che i protagonisti sono tre ragazzi, due francesi ed un americano, patiti di cinema, allora la risposta è "The Dreamers", l'ultima opera del grande regista emiliano.
Proiettato fuori concorso alla 60º Mostra del Cinema di Venezia, "The Dreamers" è un film validissimo.
Siamo a Parigi nel 1968, proprio all'inizio della grande contestazione giovanile. Matthew (Michael Pitt) è un ragazzo americano giunto a Parigi per motivi di studio. È la voce narrante del film. Da lui apprendiamo di come, frequentando la Cinematheque di Parigi, conosce Theo (Louis Garrel) e Isabell (Eva Green), fratello e sorella, studenti di cinema, parigini. I suoi monologhi descrivono l'appartemento dei due ragazzi francesi, i quali, invitano Matthew a trasferirsi da loro allorquando i genitori partono per un mese. Un grande appartamento parigino, antico, vetusto, malandato, con intricati corridoi nei quali si aprono stanze disordinate e sconclusionate. Così come sconclusionate e bizzarre devono sembrare le strane abitudini dei due fratelli come quella di dormire nudi abbracciati in una stretta sensuale. Mentre fuori si odono gli slogan delle manifestazioni, i tre ragazzi intraprenderanno un percorso di reciproca conoscenza, intellettuale, profonda, carnale, intima fino agli umori più riposti, che li condurrà ad un a presa di coscienza, interiore e politica, che, invevitabilmente, dividerà le loro strade che così profondamente, per quattro intense settimane, avevano camminato sovrapponendosi tra loro. Il loro è un gioco delle parti. Si scambiano i ruoli, ora punitori ora penitenti (atmosfera resa magistralmente nella scena in cui i tre ragazzi fanno il bagno assieme: in un complesso gioco di specchi le tre figure si trovano diametralmente opposti alle loro posizioni, mentre dietro di loro un altro specchio riflette il quadrettato pavimento del bagno accentuando l'effetto "escheriano" della sequenza). Il loro è un gioco, sistematicamente ribadito dai continui quiz sul cinema che i tre si pongono senza tregua. Espediente che ci da la possibilità di ammirare deliziose citazioni cinematografiche dei film ammirati dai tre ragazzi e, naturalmente, da Bertolucci. Il loro è un gioco intellettuale, tesi, ognuno dei protagonisti, a dimostrare la validità delle proprie prefernze artistiche: Buster Keaton o Charlie Chaplin? Jimi Hendrix o Eric Clapton? Chi di noi non l'ha fatto?
Il loro è anche un gioco d'amore. Un malizioso rapporto a tre dove i legami, familiari e sentimentali, si ingarbugliano in un morboso ed intricato nodo di corpi.
Bertolucci trae il suo film da un romanzo di Gilbert Adair al quale ha chiesto di scrivere anche l'adattamento cinematografico. Lo scrittore inventa dei dialoghi che colpiscono per la loro precisione ed adeguatezza alla storia che si racconta (d'altronde Adair era a Parigi quando Henri Langlois, direttore della Cinematheque Francaise venne sollevato dal suo incarico sucitando furiose proteste nei confronti del Governo). Battute e tempi che Bertolucci reinventa e reinterpreta nella sua maniera del tutto personale, ora grandiosa come nella scena finale dei titoli di coda che inquadra furgoni della celere in assetto di guerra dietro a diversi focolai accesi dai manifestanti, ora più intima e familiare come alcune scelte dall'elevato contenuto pittorico ed evocativo. Doti di eccezionale direzione che trasfonde nella scelta dei tre giovanissimi attori dai quali riesce a trarre interpretazioni di grande intensità che assicurano una resa accurata e godibilissima.
I tre ragazzi, entrati nell'appartamento adolescenti ne usciranno adulti. Attorno a loro la contestazione nei confronti della quale si porranno con esiti ed atteggiamenti differenti e della quale, metaforicamente, la rinascita dei loro corpi, come appena usciti dal bozzolo, ne rappresenta la prorompente caricà di innovazione e libertà.

Daniele Sesti

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