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The DinnerLa recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com di Rosanna Donato02 maggio 2017Voto: 6.0
Sta per arrivare al cinema The dinner, il film di Oren Moverman che vede tra i suoi interpreti il tanto apprezzato Richard Gere. La storia racconta di una cena tra due fratelli con le rispettive mogli in un ristorante di lusso che fa venire a galla un orribile segreto.
Stan Lohman (Richard Gere), membro del Congresso in corsa per la carica di governatore, accompagnato dalla giovane moglie Katelyn (Rebecca Hall), invita a cena in uno dei ristoranti più esclusivi della città suo fratello minore Paul (Steve Coogan) e la moglie Claire (Laura Linney). Quella che sembra essere una normale riunione familiare, si rivela essere invece l’occasione per discutere di un terribile omicidio commesso dai rispettivi figli e ancora impunito. I quattro genitori si trovano di fronte ad un doloroso dilemma morale: proteggere i propri ragazzi nascondendo la verità o agire secondo giustizia e denunciare il crimine? Portata dopo portata i rapporti si frantumano e si svelano i veri volti dei quattro protagonisti, restituendo una rappresentazione feroce della natura selvaggia dell'uomo, ben celata sotto la superficie delle convenzioni sociali e delle apparenze borghesi. La pellicola di Oren Moverman ha una struttura molto particolare. Il tutto inizia con una cena a quattro dove, seduti a un tavolo di un ristorante chic, troviamo i coniugi Stan e Katelyn e la coppia formata da Paul e Claire. I due uomini sono fratelli e, nel corso dell’incontro (sin dall’inizio si percepisce una certa ostilità tra i due), affronteranno - insieme alle loro mogli - un segreto impossibile da nascondere, nonostante sentano il bisogno di lasciarsi tutto alle spalle. Il film è suddiviso in diverse parti, tutte dedicate ad un pasto della cena (il primo, il secondo, il dolce, ecc). Ognuno di questi capitoli si sofferma su un accadimento in particolare, permettendo così allo spettatore di avere le informazioni necessarie per comprendere quanto successo. La pellicola parte a rilento e, nonostante successivamente si assista a scene decisamente intriganti, non ingrana mai come dovrebbe. Il ritmo è molto altalenante: dopo una prima fase di stallo dove ci vengono ‘presentati’ in maniera superficiale i protagonisti (non vengono approfonditi come meriterebbero), - man mano che la storia prende forma - si scopriranno alcuni dettagli interessanti circa il loro passato e alcune frasi e momenti appariranno più chiari. Così facendo il ritmo narrativo diventa più incalzante, ma senza riuscire ad intrattenere lo spettatore per tutta la durata del film. Nonostante la pellicola sia tratta da un bestseller, la sceneggiatura alterna dialoghi di forte impatto emotivo - spesso dato dal timbro di voce dei protagonisti (l’abbiamo visto in versione originale) - a battute superflue, prive di spessore e talvolta banali. Se da una parte colpisce la differenza di linguaggio tra le due generazioni (vedremo comparire anche il figlio di Paul durante la serata) - uno più ‘terra a terra’ e arrogante e l’altro più ‘signorile’ ed elegante, dall’altra notiamo che la sceneggiatura presenta dei buchi nella narrazione. Non aiuta poi il fatto che si passi da un argomento all’altro senza uno stacco netto perché il pubblico potrebbe confondersi, così come avviene all’inizio, nel momento in cui gli attori e i loro ruoli non sono ancora stati definiti. Un aspetto affascinante, invece, è l’inserimento di qualche battuta ironica qua e là nel progetto, in quanto permettono di smorzare la tensione che si verrà a creare più avanti nel film. È bene ricordare che si tratta di un thriller, anche se del genere ha poco e nulla. Se da una parte scopriamo il segreto per il quale è stata organizzata questa cena - e che segreto! -, dall’altra ci rendiamo conto che non è abbastanza per risultare del tutto soddisfacente. Gli interpreti sono perfettamente in parte, a partire da Richard Gere, anche se in principio usa un tono di voce talmente basso da rendere incomprensibile quello che afferma. Una menzione speciale per la travolgente forza espressiva dei loro personaggi è da attribuire a Steve Coogan e Laura Linney, che appaiono molto credibili. A colpire è un uso differente dei flashback: da una parte il regista ne usufruisce per spiegare cosa è successo in passato e poi parlarne a tavola, dall’altra il contrario: mette in campo un argomento che solo in seguito viene approfondito con un flashback per chiarire tutti i passaggi. Leggermente fuori luogo è la colonna sonora in quanto alterna musiche lente - in linea con il ritmo della narrazione - a canzoni movimentate che poco si addicono al progetto. Allo stesso tempo queste ultime vengono il più delle volte bloccate dai dialoghi, che costituiscono la colonna portante del progetto. Senza di essi, infatti, non avrebbe senso di esistere. La fotografia non è molto nitida e si avvale perlopiù di toni caldi e atmosfere cupe, che rendono al meglio il disagio provato dai protagonisti. Le due famiglie affrontano questo segreto in modo completamente diverso, ma sempre pensando di fare del bene alle persone a loro care. È qui che emergono i temi più disparati, alcuni dei quali possono essere considerati universali: la discriminazione, il bisogno di sentirsi protetti e di proteggere le persone care, il senso di colpa, la forza che lega una famiglia, la necessità di liberarsi da un peso, il bisogno di parlarne, la paura di non farcela o di perdere qualcuno, conflitti irrisolti, la difficoltà di prendersi le responsabilità derivanti dalle proprie azioni e l’importanza di dire la verità. La frase dal film:
“Sai certe volte per curare bisogna lasciare aperta la ferita” I FILM OGGI IN PROGRAMMAZIONE: In evidenza - Dal mondo del Cinema e della Televisione. |
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