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22 Novembre 2009 - Intervista
"W."
Intervista al regista.
di Andrea Giordano
W., l'atteso film sul Presidente uscente George Bush, ha inaugurato quest'anno il Festival del Cinema di Torino.
All'incontro con i giornalisti era presente il regista Oliver Stone.
Perché un film su un Presidente ancora in carica?
Oliver Stone: Fare un film sul Presidente in carica è stato in effetti problematico, sia per la figura controversa del Presidente stesso, sia per la situazione politica che continuamente tendeva a mutare.
Durante le riprese poteva verificarsi un attacco terroristico, oppure gli Stati Uniti, come
effettivamente avevano intenzione di fare, avrebbero potuto sferrare un attacco all'Iran.
Nel frattempo l'economia è crollata e questo ha sicuramente smorzato i toni dell'amministrazione Bush, che ha dovuto in qualche modo rivedere i propri piani, e ha anche danneggiato McCain che i sondaggi prima del 16 settembre davano in parità con Barack Obama.
Naturalmente il film tratta anche della sicurezza nazionale, sulle minacce e sulle successive reazioni a queste: il rischio importante era che l'attualità modificasse l'intento della narrazione.
Rispetto ai suoi precedenti JFK e Nixon, questa pellicola sembra quasi più una commedia irriverente che un'inchiesta approfondita, è d'accordo?
Oliver Stone: Il mio film è più che altro lo studio su un personaggio, su un individuo.
Non lo considero come una commedia, ma piuttosto una satira che, come tutti sanno, sta proprio nel mezzo della commedia e della tragedia.
Questo approccio, che è anche quello che Stanley Weiser condivideva con me, è sulla figura dell'uomo Bush che non ha mai preso seriamente la politica e neanche la sua vita.
Ma la vera satira alla fine, è che siamo noi ad essere presi in giro dai personaggi che scherniamo, ed è questo il punto essenziale del film perché l'impatto di Bush sul mondo è stato più grande di quello di tutti gli altri precedenti presidenti degli Stati Uniti, anche di Reagan e Nixon.
Abbiamo sempre sorriso, sia negli Stati Uniti che in Europa, di quest'uomo sottovalutandolo e talvolta mal interpretandolo (sorride)
Come è avvenuta la ricerca dei materiali?
Oliver Stone: Abbiamo svolto molte ricerche soprattutto per le immagini ma non per i dialoghi che sono invece il frutto del nostro lavoro di drammaturghi.
Per esempio c'è una scena, secondo me molto importante e girata a porte chiuse, è quella di ben undici minuti sulla discussione tra i cinque vertici del governo a proposito delle guerre in Iran e in Iraq: lì ogni personaggio presenta il proprio punto di vista.
Questi dialoghi sono basati sulle dichiarazioni pubbliche dei reali protagonisti e sono il frutto del nostro lavoro di cineasti.
Ci tengo a precisare ulteriormente che il film è una satira, non un documentario: ricordo che i drammaturghi esistono prima ancora della cronologia storica.
Avendo letto molto sulla storia romana e amando la storia in generale, posso dire che questa è una buona storia.
Se mi dicessero che è la storia di Dio, direi che questo è un pazzo scatenato.
In America c'è la tendenza a considerare troppo l'opinione degli storici, e io contesto questo atteggiamento, anche perché io sono molto antirevisionista.
La vita è ambigua e complessa ed esaminarla significa tenere presente queste ambiguità, le complessità del passato, nel caso di Bush di un passato recente.
Amo molto indagare questo aspetto e devo dire che lo studio che abbiamo fatto con Stanley Weiser è andato proprio in questa direzione.
Bush è un po' come il Candido di Voltaire, solo che non ha curiosità ma un ego spropositato.
Quanto è stato difficile, a livello di budget, girare questo film? Quali saranno le successive mosse per la distribuzione, che tra l'altro in Italia al momento non c'è ancora?
Oliver Stone: La produzione del film è stata difficile. Avevamo a disposizione un budget relativamente ridotto: meno di 30 milioni di dollari.
È stato girato in 46 giorni e montato in 10 settimane, mentre la stesura della sceneggiatura ha richiesto più di un anno.
In America il film è stato accolto abbastanza bene ma la crisi economica forse ci ha in parte
danneggiato perché è diventata protagonista dell'attualità americana più del Presidente
stesso.
Per gli americani Bush è "morto" il 16 settembre.
Tuttavia, nutro grandi speranze per il film di ottenere dei riconoscimenti e di avere una vita lunga oltre alle proiezioni nelle sale.
Credo che possa essere ben apprezzato anche in Europa dove Bush non è mai stato
molto amato.
Per quanto riguarda la distribuzione italiana del film, è probabile che verrà acquistato da una casa di distribuzione piccola, indipendente e molto forte che crede profondamente nel
film. E nonostante in Italia l'amore per il cinema non si traduca più in una visione nelle sale, il film potrà comunque continuare a vivere in DVD o essere trasmesso da qualche emittente.
Secondo Lei, dopo l'elezione di Obama, come vede l'America di oggi
Oliver Stone: La spaventosa crisi economica ha in realtà oscurato la differenza fondamentale di posizione dei due candidati che riguardava il ruolo degli Stati Uniti nel mondo.
Obama ancora nelle primarie aveva sostenuto di essere contro la guerra in Iraq e di voler ridimensionare la posizione degli Stati Uniti a livello mondiale, mentre McCain voleva fare dell'America una fortezza ancora più sicura.
Ora i giornalisti sostengono che la vittoria di Obama è dovuta alla crisi economica dimenticando quell'argomento che era invece così importante per gli elettori.
Forse paradossalmente l'effetto positivo della crisi è che potrebbe porre fine a questo atteggiamento aggressivo degli Stati Uniti e alla loro volontà di mantenere la supremazia e la sicurezza mondiali.
Come si possono mantenere ora così tante basi militari in tutto il mondo? Come si può pensare di sostenere le economie dei tanti paesi del mondo?
Come è arrivato a scegliere Josh Brolin, e ovviamente tutto il resto del cast?
Oliver Stone: Josh Brolin è sempre stato un magnifico caratterista che nel 2007, grazie in particolare a Non è un paese per vecchi, è riuscito a far conoscere le sue doti. Fino a quel momento sembrava l'unico caso di un attore che non era riuscito a sfondare a Hollywood, ed è anche per questo che ho riscontrato un'analogia col Presidente, entrambi a 40 anni avevano fallito, l'uno come attore, l'altro come politico e imprenditore.
Un'altra analogia era la figura ingombrante paterna, per Josh appunto il padre James sposato con Barbra Streisand.
Inizialmente Josh si è quasi risentito di queste analogie, ma io gli ho proposto immediatamente il ruolo perché vedevo in lui un atteggiamento texano, una sorta di cow - boy alla John Wayne, che si è manifestato poi nell'accento ben costruito e nella camminata.
Abbiamo girato il film in sequenza cronologica per consentire di seguire i cambiamenti nella vita di Bush, e molto lavoro è stato fatto, bisogna dirlo, anche dal trucco che gli ha permesso di immedesimarsi fisicamente, in maniera perfetta, nel ruolo di Bush.
Per quanto riguarda il cast abbiamo pensato ad attori, da Ellen Burstyn a Richard Dreyfuss, da James Cromwell a Thandie Newton, che non avessero somiglianze fisiche con i reali personaggi, ma che potessero, in qualche modo, sentirsi i personaggi che avrebbero interpretato...
Lei ha visto Gomorra: qual è il suo giudizio?
Oliver Stone: Ho visto Gomorra è vero e secondo me è un film molto forte, molto difficile da capire, come credo per il pubblico americano. costruito su tanti personaggi, è stato difficile capirlo.
La storia è estremamente complessa e in America non siamo abituati a storie così, poiché di solito la vicenda ruota attorno a pochi personaggi.
La storia del film è sicuramente molto triste, ancora di più è vedere che non ci sia più una punizione, un rispetto delle regole, anche a livello internazionale.
E questo è sicuramente uno dei contributi che ha dato Bush.
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