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12 Gennaio 2010 - Conferenza
"La prima cosa bella"
Intervista al regista e al cast.
di Ilaria Ferri
Presenti in sala: il regista Paolo Virzì, gli attori: Valerio Mastandrea, Stefania Sandrelli, Claudia Pandolfi, Micaela Ramazzotti, Marco Messeri, Paolo Ruffini. I co-sceneggiatori Francesco Bruni e Francesco Piccolo, la costumista Gabriella Pescucci, Giampaolo Letta della Medusa Film e il rappresentante della Indiana Production.
Dopo la proiezione, che ha riscosso un grande applauso dalla platea di giornalisti, i protagonisti e il regista hanno risposto ad alcune domande sulla lavorazione del film.
C'è qualche elemento autobiografico in questo tuo ultimo lavoro?
Paolo Virzì: si pesca sempre dal vissuto, c'è un mescolarsi di elementi di vita vissuta e il racconto. Ovviamente l'intento di questo film è romanzesco, ma volevamo mostrare soprattutto il desiderio di far pace con la vita nei momenti di sfiducia e smarrimento, il ritrovare una patria e una casa a cui tornare.
Dopo un film sul futuro (Tutta la vita davanti, 2007), abbiamo un film sul passato in cui Livorno torna a essere uno dei protagonisti.
Paolo Virzì: non volevo affatto fare un film nostalgico, certo mi potrei crogiolare nell'amarcord livornese, ma questo non era assolutamente quello che volevamo dal film. Ne "La cosa più bella" il passato serve solamente per sciogliere i nodi del presente, infatti non è mostrato in maniera elegiaca. Se si vuol vedere un omaggio al passato, è solo nella celebrazione del personaggio di Anna, nella sua forza, nella sua fiducia nel mondo e nella vita.
Come mai nei film di Virzì, anche quando si affrontano temi sociali importanti, non c'è mai nessun accenno alla politica?
Paolo Virzì: è vero, di solito non parlo di politica nei miei film. Ovviamente nella vita quotidiana ne sono fortemente interessato e non ho mai nascosto le mie propensioni, ma nei film preferisco fare delle osservazioni sull'uomo, sugli italiani e sulla società, senza riferimenti o polemiche politiche, mi piace di più raccontare delle storie.
A proposito della presa di posizione contro la pirateria cinematografica, avete pensato a una distribuzione alternativa per questo film?
Paolo Virzì: questo è un problema gravissimo, che va affrontato in maniera alternativa, non certo inasprendo le pene. Ovviamente la visione in sala è una esperienza insostituibile, ma certi film ormai non si trovano più in circolazione tranne che sulla rete, sarebbe bello se esistesse un database da cui attingere, pagando un costo contenuto, e vedere capolavori del passato o film la cui distribuzione non è stata capillare.
Giampaolo Letta: la pirateria crea danni incredibili al cinema. Non danneggia solo i produttori o gli attori, ma soprattutto le maestranze, tutti i tecnici, e rischia seriamente di mettere in ginocchio il settore. Va fatta una lotta frontale alla pirateria con le maniere forti senza dubbio, ma anche fornendo un'offerta alternativa e legale al pubblico. Stiamo già pensando a diverse soluzioni che metteremo in pratica presto.
"La prima cosa bella" è un film corale che ripropone un cinema italiano, come le pellicole di Scola, "Io la conoscevo bene" di Pietrangeli e altri, che ultimamente non si vede spesso. Come hai trovato il giusto collante per inserire nella storia tanti personaggi e lavorare quindi con tanti attori?
Paolo Virzì: non è stato affatto difficile, perché gli attori sono tutti bravissimi, l'unica cosa un po' più complicata è stata trovare le somiglianze tra gli attori per i personaggi da bambini e adolescenti. Sul set era come una festa, ci siamo divertiti tantissimo anche mentre si giravano le scene più tristi.
Il film sembra un omaggio ai maestri degli anni '70: Scola, Monicelli, il personaggio di Anna sembra l'altro lato dell'Adriana del già citato "Io la conoscevo bene".
Stefania Sandrelli: è proprio questo il tipo di cinema che mi piace, quello in cui pianto e riso si alternano e le emozioni ti travolgono.
Francesco Piccolo: gli autori citati fanno sicuramente parte del nostro background, forse più Pietrangeli che Monicelli in realtà. Ma stavolta ci siamo divertiti con i salti temporali e, diversamente dal solito, abbiamo realizzato un film davvero ottimista, perché è aperto al futuro in maniera positiva.
Nel film Micaela Ramazzotti e Stefania Sandrelli interpretano lo stesso personaggio, alcuni sguardi e modi di fare di Micaela sono incredibilmente simili a quelli della signora Sandrelli. Come è stato lavorare insieme? Vi siete consultate?
Micaela Ramazzotti: ho osservato attentamente Stefania in molti film del passato, ho rubacchiato qui e lì alcune delle sue movenze, cercando di riproporle il più fedelmente possibile.
Stefania Sandrelli: purtroppo sono stata poco sul set, presa dagli altri impegni ho avuto pochissimo tempo per preparare la parte, ma sono stata privilegiata: quando arrivavo era già tutto pronto per girare! Qualche difficoltà l'ho avuta col livornese, essendo nata a Viareggio da un padre fiorentino e mamma pistoiese, ma mi sono lasciata guidare da Paolo che è uno dei registi che più ammiro.
Claudia e Valerio entrambi attori romani, come è stato l'approccio al dialetto livornese?
Claudia Pandolfi: è stato abbastanza complicato, il dialetto livornese è molto forte, rispecchia bene la città, ma sul copione c'erano note dettagliate sulla fonetica. Paolo mi ha aiutato molto, mi sono totalmente affidata a lui, proprio come Stefania.
Valerio Mastandrea: io non avevo le note fonetiche sul copione ma mi hanno aiutato tantissimo gli attori livornesi, che mi correggevano sul set, spesso anche dandomi del pisano! (risate n.d.r.)
Secondo te il protagonista di "Non pensarci" (di Gianni Zanasi, 2007 n.d.r.), e quello di "La prima cosa bella", entrambi figli lontani dalla famiglia, hanno qualche caratteristica in comune?
Valerio Mastandrea: in realtà i due personaggi hanno poco in comune, anche se entrambi i film parlano d'amore in maniera originale. Infatti qui viene raccontata una grande storia d'amore: quella con i propri genitori, spesso la più difficile da accettare ed esprimere.
Per Valerio Mastandrea, come ti sei trovato a lavorare con Virzì?
Valerio Mastandrea: mi sono sempre trovato bene a lavorare con Paolo. Al di là del bel clima che si respira sul set, mi è sempre piaciuta la complessità che sa dare ai personaggi. Stavolta abbiamo girato anche scene più lunghe con molti attori ed è stato complesso ma gratificante, perché tutti ci siamo aiutati a vicenda.
Come è stato tornare a Livorno e a lavorare con Virzì per Marco Messeri?
Marco Messeri: è stato importante per me tornarci e raccontare questa storia. Mi sono trasferito a Livorno qualche tempo prima di iniziare a girare, ho visitato i luoghi del film, persino il cimitero! Comunque va detto che non è una storia livornese, ma comunica un messaggio universale.
E per Paolo Ruffini?
Paolo Ruffini: io sono livornese, e penso che Livorno potrebbe fare una statua a Virzì. Ogni volta che gira un film fa lavorare mezza città! Da noi dire di lavorare a un film di Virzì è una cosa normale, ma uscendo fuori ci si accorge che invece si lavora con un grande autore.
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