La prima cosa bella
Bruno è un quarantenne con il male di vivere, nonostante un lavoro e una compagna che lo ama, non trova pace. Un giorno Valeria, sua sorella, lo contatta per farlo tornare a Livorno dove la mamma Anna sta morendo. Controvoglia l’uomo torna nella città natale e incontra di nuovo la madre, che, sebbene malata terminale, è ancora vitale e gioiosa. In questi ultimi giorni prima di morire Anna impartisce l’ultima lezione a Bruno, che impara a osservare la vita con più spensieratezza e rivive le vicende del passato, che l’hanno fatto allontanare dalla famiglia, con uno sguardo adulto, che solo ora comprende e supera gli errori della madre.
In questo film Virzì tocca i tasti giusti per commuovere e divertire allo stesso tempo. Il film è caratterizzato da toni leggeri e a volte grotteschi che richiamano un cinema italiano del passato. Un matrimonio che si trasforma in un funerale, una moglie che nel momento più triste della sua vita lascia il marito, una donna che si perde nel bel mondo solo per qualche lusinga, sono temi che i grandi registi italiani hanno già trattato nel secolo scorso e che Virzì ripropone in questo film. Se da un lato potrebbe sembrare una captatio benevolentia, dall’altro denota un’attenzione per il passato cinematografico italiano e un desiderio di farvi omaggio assolutamente non deprecabili.
I personaggi de "La prima cosa bella" sono tanti e alcuni molto complessi, con ognuno alle spalle una storia, in certi casi solo accennata. Ma il tema fondamentale trattato è sicuramente la riscoperta da adulti del sentimento verso i genitori, che al giorno d’oggi diventa sempre più pressante. Forse proprio come dice Virzì, in questo periodo in cui molti si sentono smarriti, sebbene adulti, trovano nella famiglia, soprattutto nei genitori, la sicurezza e il calore che la velocità e la spietatezza del mondo moderno cancellano.
Bruno riscopre la madre come donna, come persona forte e ottimista, forse un po’ ingenua e vanesia, ma con un incrollabile amore per la vita. Al di là degli snobismi, delle ricercatezze stilistiche e delle strategie di mercato si trova in quest’ultima fatica di Virzì il racconto di un’emozione che potrebbe essere propria di ognuno di noi.

La frase: "Non ci sarebbe un farmaco legale che colmi un po' di vuoto, un po’ di scontento?".

Ilaria Ferri

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