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11 gennaio 2003 - Conferenza stampa
Martin Scorsese, Daniel Day Lewis e Leonardo Di Caprio
Intervista al regista e ai protagonisti di "Gangs of New York"
di Valerio Salvi
Come si è trovato a lavorare qui a Cinecittà?
È stata un'esperienza molto trascinante con questi set grandiosi, d'altri tempi. Le scenografie erano talmente coinvolgenti che sembrava di trovarsi realmente nella New York dell'otttocento.
E lei, Mr. Scorsese come si è trovato con gli studi di Cinecittà?
Io penso che la cultura italiana e soprattutto il cinema italiano siano importantissimi ed hanno avuto sempre un grande impatto su di me. Per un lavoro di questo genere mi è sembrato quasi naturale girare a Cinecittà dove ho trovato una grandissima professionalità. E poi ora sono molto emozionato per essere qui a presentare la prima del mio film proprio a Roma dove ho girato, è un modo di ringraziarvi per il supporto che mi avete dato.
Lei stesso ha detto che Cinecittà è un "magic place". Come vede il suo futuro?
Quando penso al cinema non vedo solo quello americano, ma anche a quello italiano. Io credo che, indipendentemente dal posto, gli studi di posa siano sempre un posto magico. Qui hanno girato persone come Fellini o Coppola ed anch'io ho voluto realizzare qui il mio film. Mi sono trovato benissimo ed anche per questo il futuro mi sembra roseo.
Signor Lewis dopo cinque anni di "pre-pensionamento" come ha fatto Scorsese a convincerla a tornare al cinema e adesso che pensa di fare continuerà?
Mi ha semplicemente parlato senza tentare di "vendermi" qualcosa e non ha dovuto fare nessuna particolare fatica per convincermi. Mi ha chiesto se volevo partecipare ed io ho accettato, tra l'altro non mi sarei mai voluto perdere la possibilità di lavorare in "Gangs".
Durante le riprese ho riscoperto il mio amore per il cinema, e quindi mi sono anche detto perché smettere? Non so quando farò qualcos'altro, ma se capiterà l'occasione...
Come ha fatto a creare il suo personaggio in maniera così nitida, rendendolo brutalmente cattivo, ma allo stesso tempo umano?
Cerco sempre di analizzare il contesto in cui si muove il mio personaggio: il tempo, il luogo. Mi documento leggendo libri dell'epoca, i giornali, cercando foto e così via. Ogni volta il mondo che lo è diverso, ma io devo ricreare l'illusione della vita di un altro senza imporre la mia personalità. Il bello del mio lavoro è proprio il confronto con i problemi legati al personaggio che interpreto.
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