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Prima ti sposo, poi ti rovino
I fratelli Coen non deludono le attese. Che "Intollerable Cruelty" (orribilmente tradotto con "Prima ti sposo, poi ti rovino") fosse uno di quei film che si ricordano e di cui si parlerà a lungo lo si è capito sin dai titoli di testa (buffi, colorati, divertenti) e da "The boxer" di Simon & Garfunkel che fa da commento alla prima scena nella quale si gusta un Geoffrey Rush a bordo di una Jaguar che tornato a casa trova la moglie con uomo che si spaccia di essere un rivenditore di articoli da piscina quando la piscina loro non ce l'hanno....
Che fosse un film che avrebbe fatto concorrenza, ad esempio, a "Il grande Lebosky", lo si intuisce quando la prima cosa che si scorge di George Clooney non sono i begli occhi profondi o il sorriso accattivante ma la sua dentatura luminosa e bianchissima che il suo personaggio cura come fosse un collier di diamanti...
Clooney è un avvocato divorzista, il migliore sulla piazza. "Il divorzio senza colpa ? E' un ossimoro" è il suo motto. Ideatore del famoso "Accordo Massey", un patto che non consente ai coniugi che si separano di rivendicare alcunché del patrimonio della parte più ricca, commette il più grande errore che un avvocato come lui possa compiere: innamorarsi della moglie (Catherine Zeta-Jones) di un cliente del quale sta curando la causa di separazione. Questa è la premessa ad una storia nella quale si dipaneranno una serie di conseguenze che condurranno ad un finale molto concitato.
Tutti eventi raccontati alla maniera dei fratelli Coen capaci di inventare personaggi assurdi e strampalati, ai quali mettono in bocca battute solo all'apparenza stupide, dialoghi che ronzano attorno all'obiettivo per poi colpirlo al cuore. Questa è la grandezza del cinema dei fratelli Coen. Mettere su una commedia sull'amore e sull'eterna battaglia tra i due sessi come se fossimo nella patinata Hollywood degli anni '5o, con situazioni da "Oggi e le comiche" che si tramutano in sequenze irresistibili. In esse vorticano personaggi, anche quelli marginali, dipinti con arguzia e tutti fortemente caratterizzati da un 'ironia disarmante. Un'altra galleria di maschere con i loro tic, le loro debolezze, le loro idiosincrasie, le loro peculiarità, che tanto cari sono ai fratelli americani.
Il cast sembra adeguarsi ottimamente al copione sul quale lavorano. Sia Clooney che la Zeta-Jones (in forma smagliante) si calano con bravura nei loro personaggi. George si dimostra un attore versatile ed in sintonia con il cinema dei fratelli americani. Riesce a caratterizzare la sua prova con spigliatezza e molto divertimento. Anche la Zeta-Jones lima il suo personaggio rendendolo ora incantevole ora antipaticissimo.
Da ricordare anche i due camei di Geoffrey Rush e Billy Bob Thornton, irrefrenabili e pieni di energia nella loro recitazione.
Un film che non fa solo ridere, ma, come costume dei fratelli Coen, è capace anche di offrire qualche spunto di riflessione.
Uno dei film più belli - pochi in verità - visti alla 60° Mostra del Cinema di Venezia.
Daniele Sesti
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