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Poongsan











Sulla carta questo "Poongsan" sembrava una specie di "Rambo III" con più introspezione. Detto così non è che convinca molto l’idea, ma effettivamente è ciò a cui si pensa una volta usciti dalla proiezione.
Un giovane attraversa la Corea da Nord a Sud, superando i pericolosi confini, per recapitare a famiglie separate tra loro i messaggi dei loro cari. Contattato da uno dei Governi, Poongsan viene incaricato di introdursi in Corea del Nord e salvare una donna che conosce importanti segreti. Lungo la strada del ritorno tra i due scoppia l’amore...
Il regista è un discepolo di Kim Ki Duk che per l’occasione produce e scrive la sceneggiatura, tale Juhn Jaihong che non fa un brutto lavoro, tutt’altro, ma evidentemente pecca nel ritmo, nell’assenza di equilibrio tra autorialità e intrattenimento perle masse. Il film in questo senso è anche assai strano, perché davvero si passa da scene di azione e violenza ad altre fatte di silenzi e attese. Il risultato però non è che convinca proprio in pieno. Manca probabilmente anche quell’estetica del maestro Kim Ki Duk che lo ha reso celebre in tutto il Mondo. Insomma, la pennellata del maestro.
"Poongsan" si è rivelato un successo in patria, la distorta soluzione finale salva in extremis il regista donando al suo lavoro un tocco da revenge movie che buca lo stomaco. Non basta a elevarlo tra i grandi.
E si pensa alla fortuna dei principianti.

La frase:
"Non ho paura di raggiungerla".

a cura di Diego Altobelli

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