Pitons
Il pitone del titolo è quello che scatena un'insolita caccia all'interno di una scuola lettone. L'arcigna e dispotica direttrice scopre che qualcuno ha defecato in soffitta. Affetta da manie di ordine e disciplina, impone a tutti gli alunni di restare in aula finché il colpevole non verrà scoperto. Intanto a scuola arriva un fotografo che, accompagnato da una scimmia e da un pitone, inizia a ritrarre gli alunni. Contemporaneamente, un gruppo di cacciatori, ingaggiati dal veterinario locale occupa le aule alla ricerca di un castoro idrofobo. In tutto il trambusto che ne segue, il pitone riesce a fuggire.
Commedia divertente, anche se lenta e poco chiara, Pitons si basa su un'idea davvero simpatica e originale.
L'ambientazione è quella di un paesino lettone della fine degli anni '80, periodo di grandi cambiamenti non solo storici ma anche e soprattutto sociali. La libertà cui anelano i ragazzi, la spensieratezza della loro età, il voler a tutti i costi andare contro gli ordini estremamente severi e poco condivisibili della direttrice, sono quasi l'espressione di una nuova generazione che, benché agli albori, non ha alcuna intenzione di intrattenere legami con un passato che pesa ancora come un macigno.
Pitons è il secondo lungometraggio di questa regista che già nella sua precedente opera, The shoe (La scarpa), aveva rivisitato, con un occhio critico, ma quasi nostalgico, gli anni del regime. Girato con uno stile "simil" neorealista, con l'intento di fare una specie di documentario dai risvolti comico-drammatici, il film mostra come in più occasioni serpi di diverso tipo (il pitone e la direttrice) possono facilmente convivere e ugualmente spaventare (i riferimenti politici sono ovvi).
Anche lo spettatore più volenteroso, però non riesce a resistere allo sfinimento, dovuto a primi piani estenuanti, personaggi immobili nel loro mutismo, a pianosequenza lentissimi e inquadrature fisse.
Pur volendo immaginare una produzione più vivace proprio non si riesce a scacciare la noia e quel senso di asfissia che pervade la sala, quasi fosse attanagliata dalle spire di un pitone.
Teresa Lavanga
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